Autonomia degli enti locali: ora o mai più

Se ne è discusso in consiglio provinciale con toni bipartisan. Nel mirino il patto di stabilità e le "gestioni allegre" di alcune realtà locali di altre parti d'Italia

Al di là dei numeri uditi ieri in consiglio provinciale, l’intervento del responsabile del Bilancio Fausto Brunella ha posto problemi del più alto livello politico, peraltro largamente condivisi in modo bipartisan. Fra i bersagli ricorrenti dell’amministrazione il più volte citato e ormai famigerato patto di stabilità: per rispettarlo si è anche spostata dalle spese correnti a quelle in conto capitale la cifra di quasi 1,8 milioni destinata ai Comuni come compensazione dell’impianto nucleare di Ispra. Il patto sarà rispettato dalla Provincia, ma per l’ennesima volta si è fatto notare come colpisca indiscriminatamente tanto le amministrazioni attente agli equilibri e ormai strozzate dai tagli quanto quelle "allegre" che potranno poi eventualmente contare sull’aiutino governativo (più volte citato il caso negativo di Catania, una voragie da 700 milioni di euro). «Il patto colpisce gli onesti» dirà il presidente Galli.

Il capogruppo del PD Mario Aspesi, al di là di qualche punzecchiatura politica, ha a sua volta preso di mira la situazione attuale: «vogliamo che gli enti locali abbiano responsabilità, non che una regola rozza voluta da Roma, uguale per tutti», lasci gli enti locali in crescenti ristrettezze e di fatto nell’impossibilità di investire adeguatamente, già sottolineata da Brunella. «Quando si esce da queste stanze» lamentava Aspesi «e si va a Roma si perde forse la passione, il grip, sulle cose locali, vorremmo che i nostri parlamentari si facessero carico di questa situazione». Il messaggio è chiaro: a chi a Roma c’è, e a chi c’è stato, come il presidente Galli, che per per parte sua dsi diceva ormai stanco di ripetere le stesse cose. «Deve vigere la regola della responsabilità diretta negli atti amministrativi», diceva il presidente, «ogni ente deve avere responsabilità e fonti di finanziamento chiare, definite, autonome». Con la compartecipazione diretta degli enti locali al prelievo fiscale secondo Galli si ridurrebbe anche l’evasione fiscale, e citava la Svizzera ad esempio. «Manca però la volontà politica di farlo». Per Galli non è un problema di destra o sinistra, ma di diverse «abitudini» anche in ordine alla responsabilità finanziaria delle amministrazioni in varie regioni d’Italia – e nel mirino finisce la Regione Lazio con la voragine da 10 miliardi nella sanità. «Uscire dalla secche del Mediterraneo e agganciarsi all’Europa, l’alternativa è l’Africa» avverte Galli: e pare di risentire la Lega della secessione.

Dal PD, con Giudici e Caielli, hanno messo in luce le manchevolezze nell’attuazione di quella parte di federalismo già presente nella riforma del titolo V della Costituazione (2001) e l’effetto negativo dei tagli governativi che a pioggia ricadono su enti già sottofinanziati in rapporto alle competenze che vengono loro trasferite. Per Rifondazione, era Livetti a denunciare la «crisi di materiale umano, di etica e valori» dell’intero sistema politico dell’Occidente, che a suo dire funziona quasi solo al livello locale per poi perdere di vista l’interesse degli amministrati sulle grandi questioni.

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Pubblicato il 22 Ottobre 2008
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