Garzelli punta sul “Lombardia” per chiudere alla grande la stagione

I varesini non vincono la classica dai tempi di Binda, Stefano prova a rompere il tabù: «Se in cima al Ghisallo sarà sui migliori potrò fare il colpaccio»

Lo abbiamo scritto in sede di presentazione: il Giro di Lombardia – che si disputa tra Varese e Como sabato 18 ottobre su 242 chilometri – è una corsa stregata per i colori di casa nostra. Tolte le vittore degli anni Venti e Trenta firmate da Binda e Mara, il pedale varesotto ha raccolto tanti piazzamenti brillanti ma nessun altro successo.
Quest’anno le speranze sono tutte affidate alla gamba di Stefano Garzelli (foto: www.stefanogarzelli.com), che sarà il capitano dell’Acqua&Sapone Mokambo nell’ultima classica stagionale. Garzelli punta per la prima volta in modo concreto al "Lombardia", visto che di solito, avendo il Giro d’Italia nel mirino, a questo punto della stagione non è mai arrivato in grande forma.

Garzelli, lei arriva al "Lombardia" dopo una stagione in cui non ha quasi mai affrontato gare di oltre 200 chilometri. Preoccupato per la distanza di una grande classica?
«Un po’ sì, perché in effetti ho un po’ perso l’abitudine a gare così lunghe. Però mi sono allenato apposta, anche ieri, per affrontare la distanza del "Lombardia" e tutto sommato mi sento bene».

Su quali strade ha svolto la rifinitura?
«Quelle del finale di corsa, gli ultimi cento chilometri all’incirca. Sono partito per fare Ghisallo, Civiglio e San Fermo per "misurare" il tratto decisivo».

Quando capirà se potrà lottare per un posto al sole?
«Se arriverò in cima al Ghisallo con i migliori. Non sarà facile, ma quello sarebbe un buon punto di partenza per il finale. D’altra parte attaccare da lontano sarebbe inutile con un percorso simile».

La sua stagione ha risentito di due decisioni calate dall’alto, ovvero il mancato Giro d’Italia e la non convocazione al Mondiale. Al netto di ciò, come considera la sua annata?
«Per quello che è dipeso da me e dalla squadra sono molto soddisfatto. Cinque vittorie, tanti piazzamenti: è stato un degli anni migliori della mia carriera. L’anno prossimo sarò ancora all’Acqua&Sapone in una squadra simile a questa, magari con qualche corridore in meno ma con più qualità. Anche per questo mi auguro che Paolini rimanga con noi, nonostante le offerte ricevute».

Lei, con il rientrante Basso, rimane il punto di riferimento del ciclismo varesino. Come vede i giovani che daranno continuità al nostro movimento?
«Mi piace Cristiano Fumagalli, che ho spesso visto in corsa e che ha disputato ottime prove. Lavora forte, è bravo in volata, può fare bene. Poi c’é Santaromita che è un buon faticatore ma deve ritagliarsi spazio in una squadra molto forte».

Infine due giudizi. Il primo su Alessandro Ballan che è un varesino d’adozione, il secondo sul rientro di Basso.
«Il Mondiale, lo sapete, ho preferito non guardarlo nemmeno. Però fa sempre piacere la vittoria di un italiano e soprattutto di Alessandro che era il mio preferito tra gli azzurri che hanno corso a Varese. È un ragazzo tranquillo, disponibile, alla buona: mi fa piacere vederlo in maglia iridata. Ivan non lo vedo da un po’ di tempo perché quest’anno sono stato poco a casa. Però tutti mi dicono che si è allenato molto bene e poi, di testa, lo conosciamo bene: sa concentrarsi al massimo sull’obiettivo che si prefigge. Lo vedremo alla Japan Cup che forse non è un test molto probante in generale ma che per lui potrebbe già essere una giornata importante».

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Pubblicato il 16 Ottobre 2008
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