L’Insubria non protesta: “Manca l’impulso degli studenti”
Le lezioni si sono svolte regolarmente, i ragazzi che volevano manifestare si sono spostati a Milano. Davide Sturla, rappresentante in senato accademico, spiega perchè
La protesta degli studenti? All’Università dell’Insubria non c’è stata o almeno non si è vista. Tra le aule è girato solo qualche volantino di carattere politico ma gli studenti che volevano protestare si sono spostati a Milano. «Questo non vuol dire che i provvedimenti che riguardano l’università non ci interessino – ha spiegato Davide Sturla, rappresentante degli studenti in Senato accademico -. Non ci sono stati però, da parte degli studenti, impulsi particolari,sono mancati i numeri e perciò la protesta da noi non è esplosa. Non possiamo dire inoltre di non essere stati informati: il rettore ci aveva spiegato la situazione in senato accademico oltre un mese fa invitandoci a far leva sul nostro senso di responsabilità».
I tagli annunciati dal provvedimento del Governo sono però reali e avranno effetti anche sulle piccole università come l’Insubria. «Certo, nessuno studente è favorevole ai tagli e alla riduzione dei finanziamenti ma occorre anche capire quanto gli atenei saranno penalizzati. Forse quelli come l’Insubria, che stanno crescendo e hanno dimostrato di saper spendere bene le proprie risorse ne saranno meno colpiti».
I ragazzi che hanno voluto manifestare si sono spostati a Milano, voi rappresentanti eravate al corrente di questo?
«Sì. A Varese ci è stato chiesto di indire un’assemblea per discutere insieme sul decreto Gelmini e sugli effetti per il mondo universitario. Ora stiamo valutando se e come farla. La nostra intenzione è quella di coinvolgere anche dei docenti che possano spiegarci nel dettaglio i pro e i contro di questo provvedimento».
La protesta però si è limitata a questo.
«Sì. Penso che la nostra università sia un po’ anomala rispetto alle altre. Forse perchè si trova su un territorio che riflette in molti campi i risultati elettorali e quindi la maggioranza tende ad appoggiare le scelte del Governo piuttosto che ad opporsi».
Quali sono i problemi che vorreste vedere risolti?
«Abbiamo innanzi tutto un problema di carenza di strutture ma si sta lavorando per risolverlo. La nostra è un’università che sta crescendo e in ogni riunione del senato accademico si discute dello sviluppo dell’ateneo. Esiste poi, ed è più preoccupante, un problema che riguarda le assunzioni. Da un lato lo Stato impone un numero minimo di docenti per corso e dall’altro blocca le assunzioni. Questo si rivelerà un problema per le realtà come la nostra».
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