“La controrivoluzione gelminiana colpisce la borsa delle famiglie”
Con la fine del tempo pieno, nuove spese per i genitori, Questa e altre, le critiche del pd alla ministra
Il partito Democratico denuncia "gli errori della politica scolastica del governo Berlusconi: una rivoluzione a suon di decreti e senza il confronto con le parti sociali". Secondo il Pd la “riforma” della scuola proposta dal governo consiste esclusivamente in una politica di “tagli” e non guarda alla funzione sociale e formativa della scuola pubblica, né alle ricadute concrete che i cambiamenti porteranno alle amministrazioni comunali e soprattutto alle famiglie. La posizione del partito è stata illustrata dal segretario provinciale Stefano Tosi (foto), Margherita Giromini dirigente scolastico del circolo 2 e da Mario Velli, un genitore.
"Le misure del governo disegnano uno scenario preoccupante sia perché riportano indietro la scuola di 40 anni, sia perché intervengono direttamente sulla vita delle famiglie" spiegano i rappresentanti del Pd.
La riduzione dell’orario scolastico da 30 a 24 ore, comporterà per le famiglie che manderanno i figli in prima elementare la fine delle lezioni pomeridiane. I comuni dovranno sopperire con spesa per la colletività. Infine, inutile nasconderlo, sembra proprio aprirsi un grande spazio per i privati, e ciò segna un indebolimento della scuola pubblica. (nella foto in basso, il ministro Gelmini)
Le scuole che non raggiungeranno i 500 alunni saranno accorpate ad altri istituti: con troppi alunni, secondo i democratici, la qualità dell’insegnamento si abbassa. Inoltre, l’introduzione del maestro unico non è solo un problema sindacale ma anche di qualità.
"C’è una mancanza di attenzione alle famiglie che la rivoluzione “gelminiana” sta evidenziando – spiega il partito – Dietro lo specchietto per le allodole della “pulizia e del rigore” si nasconde in realtà il taglio ai finanziamenti in uno dei settori sociali di maggiore rilevanza".
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