La protesta della scuola invade Varese
In trecento hanno partecipato al presidio davanti all'Ufficio scolastico provinciale. Gli insegnanti hanno consegnato 5000 firme di protesta
Erano trecento circa. Preoccupati, arrabbiati, determinati ad andare fino in fondo. Anche nella cauta e pragmatica Varese il corpo insegnante, composto da decine di maestre e maestri, si è ritrovata davanti alla sede dell’Ufficio scolastico provinciale (ex Provveditorato) per chiedere di fermare il decreto che "ucciderà la scuola".
Il presidio si è poi trasformato in corteo, una breve manifestazione che ha portato all’occupazione di via Copelli, momentaneamente chiusa al traffico per permettere ai dimostranti, armati di bandiere e cartelli, di gridare la propria preoccupazione: «I tagli porteranno ad un impoverimento della scuola – ha spiegato Giovanni Infortuna rappresentante della Uil Scuola – con la riduzione dell’orario di lavoro verrà meno la qualità dell’insegnamento».
«La crisi c’è, non possiamo ignorarlo – gli ha fatto eco Sabino Famiglietti della Cisl Scuola – Diciamo solo che non si può tagliare indiscriminatamente. Ci si deve sedere attorno ad un tavolo, insieme ai sindacati e alle famiglie, per capire dove ci sono effettivamente sprechi da tagliare».
A preoccurare sono i tagli, 130.000, la riduzione dell’orario scolastico, sia nella primaria sia nella secondaria, una filosofia che sembra rispondere solo a criteri economici senza una strategia pedagogica: « Anche nella nostra provincia, solitamente cauta, c’è grande fervore – ha commentato Marinella Magnoni, del Flc Cgil – e la mobilitazione sarà grande e partecipata».
Al termine della manifestazione, i sindacalisti sono stati ricevuti dal provveditore Claudio Merletti a cui hanno consegnato una petizione firmata da 5000 insegnanti: « Da parte mia ho solo potuto assicurare che ci sarà la massima trasparenza e ogni decisione sarà presa in modo condiviso – ha commentato al termine dell’incontro il direttore dell’Ufficio scolastico Merletti – ancora, però, non si sa nulla di cosa e di come avverrà. Si conoscono solo i grandi numeri dei tagli ma non i criteri, non le modalità. Anche per quanto riguarda la riduzione dell’orario scolastico, si dovrà decidere insieme agli enti locali per capire come e in che modo si potrà intervenire. Per ora non c’è nulla di certo».
Una cosa certa c’è: la manifestazione di giovedì 30 ottobre sarà partecipata: «Gelimini, Gelmini, pensiamo ai bambini, loro saranno i futuri cittadini» hanno urlato maestri e maestre.
L’autunno si preannuncia ancor più caldo che nell’era Moratti.
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