La tintoria chiede il fallimento, in 46 restano senza soldi
Si chiude amaramente, e fra molte recriminazioni, la vicenda della Magic. Il sindacato Filtea-Cgil darà battaglia per recuperare cassa integrazione e Tfr dei lavoratori
Otto mesi fa l’atteggiamento dell’azienda appariva "fattivo e corretto" al sindacato. Oggi è guerra aperta. Succede in relazione alla vicenda della Magic di Borsano, tintoria che cessò improvvisamente l’attività lo scorso inverno dopo 51 anni e che venerdì ha chiesto un incontro con i rappresentanti sindacali per annunciare la procedura di fallimento, atto che ha fatto "saltare il banco" delle relazioni sindacali, lasciando 46 ex dipendenti senza cassa integrazione e Tfr.
Così sabato mattina Ernesto Raffaele, della segreteria provinciale di Filtea, il sindacato dei tessili di Cgil, l’unico presente in azienda, ha convocato la stampa locale e un’assemblea in Camera del lavoro per denunciare la vicenda e i suoi punti oscuri. Di seguito la versione del sindacalista, sostenuta da numerosi dipendenti dell’azienda. La chiusura dell’attività era sopraggiunta dopo che erano stati acquistati dei nuovi macchinari per rilanciare la produzione, perciò in modo inatteso. Si era allora concordata una cassa integrazione ordinaria della durata di tredici settimane. In seguito, ad aprile, un accordo complessivo aveva portato alla cassa integrazione straordinaria (cigs) per i 46 dipendenti, cui sarebbe stato anticipato ogni mese dall’azienda il massimale previsto, circa 750 euro netti. Quindici dei cassintegrati, avevano poi chiesto di passare in mobilità, come consentito dall’accordo, avendo concrete possibilità di trovare nuovo impiego; in undici poi effettivamente lasciarono l’azienda. L’accordo mediato dal sindacato prevedeva che la Magic avrebbe liquidato loro il trattamento di fine rapporto (Tfr) in alcune rate.
Le cose sono andate bene fino a venerdì 10 ottobre quando in un incontro convocato presso Univa, presente una dei due cugini proprietari dell’azienda, al sindacalista è stata annunciata la procedura di fallimento richiesta dalla Magic. La causa, l’impossibilità di vendere la fabbrica a causa dell’esistenza di un’ipoteca sull’immobile da parte di Agesp, una delle società creditrici – la situazione debitoria dell’azienda è stata descritta come molto pesante. Niente più soldi quindi per i cassintegrati, nè per i Tfr di chi era andato in mobilità. La reazione di Raffaele, spalleggiata di dipendenti, è stata rapida e veemente.
Le cose non erano proprio andate secondo le attese, e ne è seguito un duro scontro in cui il sindacalista non ha risparmiato pesanti accuse alla controparte. «Quando firmammo in Regione l’accordo» ricordava Raffaele «stringendo la mano a una dei due cugini proprietari dell’azienda le raccomandai il rispetto integrale di quanto pattuito, e ci fu promesso, presenti testimoni». Raffaele è deciso a dare battaglia fino in fondo per recuperare il dovuto, spalleggiato dalla quarantina di dipendenti riunitisi in assemblea. «Con il curatore fallimentare che il tribunale nominerà cercheremo di attivare una nuova istanza di cassa integrazione straordinaria e di far recuperare i Tfr dei lavoratori. Quanto al resto, esamineremo con la massima attenzione alcuni documenti che abbiamo ricevuto, e che credo rilevanti in merito alla vicenda specifica».
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