Liceo Grassi: “Siamo in autogestione”

Le precisazioni degli studenti del liceo scientifico che non ha mai partecipato allo sciopero preferendo una protesta silenziosa

“Non siamo a favore del decreto, in questi giorni abbiamo voluto approfondire il tema, per conoscerlo meglio”. È al precisazione che fanno gli studenti del liceo scientifico Grassi di Saronno che, da lunedì scorso, dopo “l’invasione” di studenti di altri istituti, hanno portato avanti una protesta silenziosa, fatta di assemblee e riunioni, per decidere come portare avanti la protesta. “Abbiamo l’impressione, da quello che è emerso dalle pagine dei quotidiani che si sono occupati della protesta studentesca di Saronno, che la posizione assunta dal nostro Liceo sia stata travisata – spiegano gli studenti in un comunicato diramato nella giornata di mercoledì -. È vero che, mentre stavamo svolgendo regolarmente le lezioni, la nostra scuola è stata invasa da un gruppo di studenti che provenivano dalle scuole limitrofe. Ma non è vero, e questo, in alcuni articoli, non è emerso, che la posizione della stragrande maggioranza di noi liceali sia da considerarsi tout court come una pedissequa accettazione del decreto Gelmini. Non siamo autolesionisti. Solamente, abbiamo pensato, prima di prendere una decisione, di conoscere a fondo il decreto stesso, di capire con la nostra testa cosa e come pensa la scuola del futuro il nostro ministro. E su questo non siamo d’accordo”.

“Quindi, l’autogestione, e non l’occupazione, come è stato interpretato il nostro gesto; e nemmeno la non partecipazione allo sciopero – proseguono gli studenti -. Certo, una posizione pacifica, come è stata interpretata dalle forze dell’ordine, che non sono mai intervenute nei nostri confronti. Una posizione libera, visto che le lezioni sono continuate per chi voleva continuare. Una posizione lontana da scelte politiche, visto che non sono nate fazioni all’interno della scuola: siamo tutti studenti e siamo tutti nella stessa barca, per intenderci. Una cosa è certa. Vogliamo conoscere; ed, in questi giorni, abbiamo capito che la scelta del ministro dell’istruzione è stata costretta da una posizione subalterna al ministro delle finanze. Mancano soldi, quindi si deve tagliare. Certo, questo non  significa entrare nel merito dei numerosi problemi della scuola, su cui non basterebbe una lettera e nemmeno un’assemblea autogestita. Ci vorrebbero anni di lavoro da parte di tutti: da chi comanda e dirige la scuola fino a chi nella scuola viene per imparare. Riteniamo, per chiudere questo nostro intervento, che si possa protestare senza gridare, assumendo un atteggiamento critico, fondato sulla conoscenza delle cose”.

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Pubblicato il 29 Ottobre 2008
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