Lotti, genio del gusto italiano

Giorgio Lotti, fotografo di punta prima di “Epoca” e poi di “Panorama” si racconta alle Ville Ponti

È un vero “percorso narrativo” quello disegnato, in mezzo secolo di attività, dal fotografo Giorgio Lotti, obiettivo di punta prima di “Epoca” e poi di “Panorama”. In apertura dell’incontro “Fotogiornalismo e ricerca”, promosso dalla Camera di commercio di Varese e tenutosi nella rinnovata Villa Napoleonica del Centro congressi Ville Ponti, è il giornalista Cesare Chiericati a rimarcare la coerenza della lunga biografia professionale del fotoreporter, che nel corso della serata è documentata da una galleria di immagini proiettate sui maxischermi del nuovo auditorium, lungo una parabola che sembra andare dalla cronaca alla più audace ricerca su immagine e colore. Quale il segreto di tante immagini diffuse dai giornali e pluripremiate in tutto il mondo? “Semplice: mi sono trovato al posto giusto nel momento giusto”, taglia corto, con simpatica ruvidezza, il fotografo di origini milanesi.

Per quanto riguarda la cronaca, gli scatti di Lotti ci restituiscono dolorosi squarci della nostra storia, dei quali il “bianco e nero”, come ricorda il giornalista e fotografo Mario Chiodetti, “esalta la forza drammatica”: un reportage sul degrado di Venezia (1968), l’alluvione di Firenze, con gli “angeli del fango” ed un affranto giovane Zeffirelli (1966), il terremoto del Friuli (1976). E poi i primi massicci sbarchi di albanesi nei primi anni Novanta “fermati” dall’obiettivo di Lotti nel porto di Brindisi. Un’attenzione agli eventi nazionali che riguardano la vita della povera gente, con la capacità di tutelarne sempre il diritto al dolore e alla riservatezza. “Il mio successo lo devo alla mia capacità di avere rispetto più che alla bravura”, ricorda Lotti.

C’è poi il fotografo di rango internazionale che può vantare l’accessibilità ai grandi della terra, alle star del cinema e dello spettacolo, ai miti dell’arte contemporanea. E, dunque, i grandi ritratti dei potenti, primo fra tutti quello del primo ministro cinese Ciu En-Lai, lo scatto più pubblicato di tutta la storia della fotografia. Al punto che Arafat, quando lo vede arrivare in gran segreto, di notte, nella sua dimora, domanda a Lotti: “Sei venuto a farmi un ritratto come quello di Ciu En-Lai?”.

Aneddoti e ricordi di una grande vita trascorsa dietro l’obiettivo. Ma non manca neppure l’amarezza per un mondo oggi dominato da “raccoglitori di immagini, non da fotografi”, dall’improvvisazione e dal dilettantismo, dallo strapotere del marketing e degli investimenti pubblicitari. Ecco allora la scelta di lasciare la prima linea per concentrarsi sul mondo dell’arte e sulla ricerca. Inseguendo, come un Eldorado, quello che Lotti chiama “il gusto italiano”, il “genius loci”. E cita fotografi di razza come Galligani, Berengo, Scianna, Franco Fontana e Ugo Mulas, colleghi che Lotti sente affini. Un manipolo di sopravvissuti che difendono, nonostante tutti e tutto, le ragioni della fotografia. Che ancora nel 2008 sono, testardamente, ragioni etiche o, in altre parole, semplicemente umane .

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Pubblicato il 17 Ottobre 2008
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