“Mi hanno rapito e seviziato”. Ma si era inventato tutto

Non era arancia meccanica. Un uomo con distrubi si era fatto del male da solo: aveva paura di dirlo ai familiari

Si era parlato di misteriosa aggressione e di allarme sicurezza. Era in realtà una simulazione di reato, il ritrovamento di un giovane sanguinante a Cantello, lo sera dell’undici aprile, quando telefonò lui stesso, con il suo cellulare, alla polizia, per raccontare un episodio da Arancia Meccanica che però non ha trovato né movente né riscontri. Così il ragazzo è stato denunciato dalla squadra mobile, per simulazione di reato, dopo una attenta indagine che ha accertato la totale insussistenza degli episodi da lui riferiti.
Motivo della sceneggiata? Il giovane, sui trent’anni, è in realtà sofferente per una profonda depressione, e sarebbe spesso preda di atteggiamenti autolesionistici. In quella sera, probabilmente, aveva rivolto la sua rabbia contro se stesso, ma aveva paura di giustificare la testa ferita e l
e bruciature ai familiari. La polizia lo aveva trovato in stato di choc in una strada isolata a Cantello. Aveva bruciature a un braccio provocate dall’accendino dell’automobile, e delle ferite alla testa. Aveva altresì raccontato di essere stato prelevato a forza, a Gallarate, da due uomini incappucciati, che l’avevano poi seviziato e picchiato, fino a lasciarlo sanguinate sulla strada dopo avergli preso anche 100 euro. Stranamente, però, non gli avevano rubato il cellulare. La squadra mobile aveva subito iniziato a cercare riscontri, ma dopo una serie di interrogatori, il giovane ha ammesso di essersi inventato tutto e ha raccontato della sua terribile malattia. Nessuna arancia meccanica, ma di certo un dramma personale per lui e la famiglia, che la polizia ha ben compreso, anche se la Mobile è stata costretta a denunciarlo.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 17 Ottobre 2008
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