Ribassi per Whirlpool, tagli drastici in arrivo
In forte calo gli acquisti e l'utile, previsti 1000 esuberi a livello europeo e 5000 nel mondo
Nel terzo trimestre Whirlpool ha prodotto un fatturato pari a 1.1 miliardi di dollari, con un incremento del 9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma ha visto calare vistosamente la domanda di settore nel continente, scesa complessivamente del 4% rispetto all’anno precedente. Il risultato è un utile operativo calato a 52 milioni di dollari rispetto agli 84 milioni dello scorso anno. I pessimi risultati europei del terzo trimestre sono dovuti alla forte riduzione delle entrate derivanti dalla vendita di beni, ma sono stati anche negativamente influenzati dall’aumento dei costi delle materie prime e del petrolio, dal calo delle consegne e da un minore assorbimento dei costi fissi. ll rapido declino dei mercati, una situazione sfavorevole sul fronte dei cambi e gli effetti perduranti dell’aumento delle materie prime nel corso degli ultimi anni sono stati così responsabili della perdita di 3-4 punti percentuali sul nostro margine operativo.
Così, Whirlpool Europe sta procedendo a drastici provvedimenti che prevedono una significativa riduzione dei costi su tutti i fronti. Il più delicato prevede un intervento sull’occupazione con la soppressione di oltre 1000 posti di lavoro nel continente nei prossimi 12 mesi.
“Crediamo che questi provvedimenti siano passi necessari presi da una dirigenza che non può sperare nella rapida ripresa dei mercati europei”. Spiega la nota di Whirlpool, che precisa anche come non si preveda – al momento – la chiusura di alcun stabilimento europeo. E che “questa nuova situazione non cambia la nostra strategia e la nostra visione per l’Europa, e confermiamo la nostra intenzione di investire nei marchi, nei prodotti e nei processi a sostegno della vitalità dell’azienda a lungo termine”.
I dati Europei sono stati resi noti a margine della nota trimestrale dell’intera corporation, ugualmente in negativo. E anche a livello americano e globale sono stati annunciati sostanziali riduzioni di costi e di capacità produttiva: in particolare una riduzione della forza lavoro di circa 5000 unità, da attuarsi a livello dell’organizzazione globale.
L’azienda annuncia poi la chiusura dell’impianto produttivo di Jackson in Tennessee, USA con una pertita totale di 500 posti di lavoro, che si aggiunge alle chiusure di fabbriche avvenute dal mese di gennaio 2008 degli stabilimenti USA di LaVergne, Tennessee, e di Oxford, Missouri. In Messico era già stata annunciata la chiusura della fabbrica di Puebla e di Reynosa, con la perdita di circa 2000 posti di lavoro. Oltre alla chiusure, in Nord America è stata annunciata anche la riduzione del personale di 500 unità. Questi tagli riguardano sia lavoratori dipendenti che collaboratori a contratto, ai quali si aggiungono anche le riduzioni in tutte le sue attività internazionali per un totale di circa 1900 unità, principalmente in Europa. Questi numeri sono comprensivi dei tagli già annunciati, oltre a nuove riduzioni e non comprendono i lavoratori attualmente in cassa integrazione (o altri equivalenti dispositivi locali), né escludono il potenziale ulteriore uso della cassa integrazione in futuro.
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