Slai Cobas e Cub in sciopero per 24 ore
Dalle 24 del 16 ottobre alle 23.59 del 17 ottobre, con presidio al terminal 1 dalle 10 di venerdì 17 ottobre al parcheggio dipendenti del T1
Uno sciopero di 24 ore indetto dai sindacati autonomi Slai Cobas e Cub Trasporti di Linate e Malpensa. Dalle 24 del 16 ottobre alle 23.59 del 17 ottobre, con tanto di presidio al terminal 1 dalle 10 di venerdì 17 ottobre al parcheggio dipendenti i lavoratori aderenti alle sigle autonome protesteranno “contro la sprezzante politica repressiva della Sea nei confronti dei lavoratori a cui è stato fatto pagare la crisi aziendale e il prezzo degli errori e della incapacità della casta dirigenziale – si legge in una nota divulgata in aeroporto -. Lo sciopero ha un doppio significato: un coro di protesta di tutti i lavoratori del Gruppo Sea contro la politica aziendale repressiva, poichè malgrado gli enormi sforzi e rinunce che hanno fatto accettare ai dipendenti Sea (complici alcuni sindacati) attuano una politica che sarà gravida di ulteriori sacrifici e di un totale disprezzo per i diritti dei lavoratori, e benefici per managers e sindacalisti venduti (vedi gli enormi costi derivati dai permessi sindacali elargiti così generosamente, in un contesto in cui centinaia di lavoratori vengono messi quotidianamente in cassa integrazione). Una forte risposta di tutti i lavoratori all’attacco senza precedenti, da parte del governo e del padronato, alla classe lavoratrice in tutti i suoi comparti, tra i lavoratori del pubblico impiego, nella scuola, dai precari nella pubblica amministrazione con la legge che annulla le sentenze a loro favore ai precari nel settore privato con la proposta di Confindustria che vuole smantellare il contratto nazionale a favore di una contrattazione aziendale. Il tutto con un occhio di riguardo alle OO.SS maggiormente rappresentative, con nuove e più limitative norme contro il diritto allo sciopero e con un più agguerrito attacco all’art. 18 e al contratto di lavoro individuale, per stabilire dei nuovi criteri di giusta causa per cui si possa licenziare impunemente, togliendo anche al giudice del lavoro la discrezionalità nel decidere».
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