“Sono a rischio chiusura le scuole dei piccoli paesi”
Riforma, secondo il Pd sono a rischio chiusura le scuole di Azzio, Valganna, Rancio, Grantola, Comabbio, Sangiano, Leggiuno, Brusimpiano, Cremenaga
“La riforma della scuola, se attuata, farà chiudere i plessi e le succursali con meno di 50 alunni. Sono a rischio le scuole di Azzio, Valganna, Rancio, Grantola, Comabbio, Sangiano, Leggiuno, Brusimpiano, Cremenaga”. E’ l’allarme che lancia Alessandro Alfieri, responsabile regionale degli enti locali del Pd. E’ in arrivo l’accorpamento, che non è la fine del mondo, ma lo stesso un bel problema. Perchè è vero che l‘istruzione rimane garantita (ci mancherebbe altro), ma è anche vero che spostarsi di 10 chilometri per portare un figlio piccolo a scuola rappresenta un costo sociale per le famiglie e spesso anche per gli stessi comuni.
Dunque, mentre il maxidecreto Gelmini arriva in parlamento (alle 19 la camera vota la fiducia), sul territorio si fanno i conti. Ecco l’elenco di chi protesta: per il maestro unico, i sindacati sono sul piede di guerra. Per l’orario ridotto, i piccoli comuni vogliono più soldi per i doposcuola. Chiusura piccole scuole, enti locali in tensione.
Secondo il Pd, ad esempio, “i tagli di spesa del governo colpiranno i piccoli comuni, a cominciare dalla scuola: la riduzione dell’orario costringerà le amministrazioni a pagare i pomeriggi, e molte piccole scuole di paese chiuderanno i battenti”. “La scure del governo – osservano Alessandro Alfieri e il segretario provinciale Stefano Tosi – si abbatterà sui comuni sotto i 2mila abitanti , che in provincia sono 52 su 141”.
Il Pd spiega che secondo i calcoli del Ministero ci sono in Italia 2.600 istituzioni scolastiche con meno di 500 unità, a rischio. In Italia chiuderebbero 4.200 scuole con meno di 50 alunni, e sono in forse anche i 5.880 plessi con meno di 100 alunni.
“Viene meno un presidio sociale nelle piccole comunità – dicono dal Pd – e aumentano le spese di trasporto per gli scuolabus sostenute dai comuni”.
Anche dal sindacato, la questione trova conferme: Marinella Magnoni, responsabile provinciale scuola della Cgil: “I tagli sono praticamente sicuri anche nel personale della primaria, ma come sarà strutturata la chiusura delle scuole non lo sappiamo, è un problema che verrà probabilmente deciso in una fase successiva; è probabile che dovranno essere i comuni a mettersi d’accordo su come riorganizzare i servizi”. Insomma, scatterà la trattativa su chi si dovrà comprare lo scuolabus.
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