“Stop al razzismo” in nome di Abba

I funerali di Abdul Graibe il ragazzo ucciso a sprangate a Milano raccontati in presa diretta dal regista teatrale Pippo Delbono

Un unico, lunghissimo, piano sequenza, accompagnato, come sonoro, dai pianti sommessi delle sorelle, dalle parole pronunciate sottovoce dal padre. Attorno ai parenti, una piccola folla di cittadini comuni, qualche vigile urbano, un cartello con scritto “Stop al razzismo”. Sono i funerali di Abdul Graibe (detto Abba), il ragazzo ucciso a sprangate a Milano per un piccolo furto, raccontati, in presa diretta, da Pippo Delbono, regista teatrale forse non notissimo per molti di noi, ma vero oggetto di culto in paesi come la Francia. A Varese, alla Sala Urano del Miv, si è potuto vedere per la prima volta il “girato” (poco più di 20 minuti), senza tagli o montaggi, realizzato dal regista ligure con un semplice telefonino, in occasione dei funerali del giovane avvenuti in un auditorium di Cernusco sul Naviglio.

Un documento inedito di cui aveva già parlato su “La Repubblica” il giornalista Curzio Maltese, e che doveva essere proposto nella trasmissione “Anno Zero” di Michele Santoro, se non fosse sopraggiunto un ripensamento dell’ultimo minuto, come ha raccontato lo stesso regista nell’incontro che si è tenuto prima della visione del corto e che rientrava nel ciclo su cinema e immigrazione, dal titolo “Tutti i colori dell’arcobaleno”, organizzato da Maurizio Fantoni Minnella al Miv.

Reduce dallo spettacolo “La menzogna”, dedicato alla tragedia della Thyssen e commissionato dallo Stabile di Torino diretto da Mario Martone, Delbono è intervenuto a Varese per parlare sulla “dignità degli ultimi”, gli immigrati. “Il mio è un teatro che si apre verso il fuori – ha detto il regista -, è un teatro che parla tante culture”. Ma soprattutto “cerca di scavare nel profondo alla ricerca della verità, prova a rispondere all’invito delle religioni ‘conosci te stesso’, contro la menzogna diventata una legge fondamentale del nostro tempo”. Un impegno perseguito anche nel riprendere i funerali di Abdul. «E’ giusto – dice Delbono mentre sta girando il filmato – che qualcuno testimoni come a questi funerali ci sia poca gente, siano assenti le istituzioni, si sia già dimenticato Abdul». Parola di Delbono, regista tormentato e coraggioso, presentatosi al dibattito varesino come «omosessuale, sieropositivo e buddista».

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Pubblicato il 31 Ottobre 2008
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