Tra verticalità e frontalità

Allo Spazio Cesare da Sesto le sculture di Umberto Milani

La ripresa dell’attività espositiva alla Cesare da Sesto segna un altro punto di qualità. Non solo perché sì da continuità ad un luogo espositivo da sempre attento alla valorizzazione di esperienze qualitative, nell’ambito della ricerca artistica contemporanea, ma anche perché, segnare l’inizio di una attività stagionale con Umberto Milani, denota una precisa attenzione ai valori storici ed estetici piuttosto che all’effimero spazio del mercato dell’arte.

E Umberto Milani soffre di questa dimenticanza. Da quanto tempo manca una sua retrospettiva? E allora ben ritrovato Umberto Milani anche se nel non eccessivo spazio della Cesare da Sesto:

Ben ritrovato per almeno tre ragioni: la prima per la  carica innovativa che ancora non abbandona le opere. Grazie a lui la scultura italiana, dagli anni cinquanta, si fa volume dentro spazi di superficie frontali, a vantaggio di una ben definita visione frontale e così supera l’idea di una forma tutta da scoprire attraverso più punti di vista.

Il secondo aspetto è legato all’incidenza segnica dovuta a tutti quegli elementi vettoriali che nel gesto compositivo attraversano o occupano le pareti frontali, le superfici; punti fermi pur nella loro fluida continuità spaziale.

Il terzo aspetto è sul contenitore. L’aver ripresentato, al pubblico e in uno spazio non privato ma civico, un autore che continua ad essere un elemento non secondario nell’evoluzione della scultura italiana a livello internazionale, proprio a partire dagli anni di fine guerra, ma che il mercato dell’arte quasi ignora. Nella semplicità dell’esposizione si è saputo trovare un giusto equilibrio così che tra le sculture e i disegni si compone il percorso artistico di Dilani.

Dalla stagione cosiddetta informale fatta di segni grafici in cui elementi germinali segnano la verticalità e lo spazio orizzontale delle superfici. alle piccole o grandi “Lesene” a parete, dove il bronzo è percorso da segni curvi e ricurvi in una superficie frammentata  e priva di luce, oppure alla scultura “L’Incanto” tutta giocata sulla sua verticalità, in un precario equilibrio formale ma che si ricompone  con la verticalità dello spazio che la include, oppure al conflitto ancora in atto tra le pareti corrose e a più piani del bronzo dell’unica “Battaglia”.

I disegni, poi, non visti come corollario di una mostra ma disegni nati come riflessione per possibili sculture, anche di natura autonoma, costruiti nell’ampio clima astratto e informale dove le linee o il frammento di carta strappata organizzano spazi di superficie e ne modellano le tensioni.

Anche in queste opere c’è un’attenzione alla struttura generale che caratterizza ogni spazio di superficie, ogni oggetto plastico e pur nella fragilità che emerge dalla visione resta una precisa e decisa dinamica d’insieme.

Una mostra misurata con poche opere ma di grande e sufficiente sensazione emozionale.

Una sorte d’esplorazione nel cuore della materia e della superficie in cui lo spazio plastico si fa consistente o più rarefatto dove il risultato è un’operazione plastica che obbedisce ad un organismo strutturale per niente rigido e per ciò stesso emozionante e ricco di senso.

 

 

Umberto Milani

Spazio Cesare da Sesto

Piazza Mazzini, 21018 Sesto Calende (VA)

dal 27 settembre al 12 ottobre

orari: da giovedì a venerdì ore 17-19

sabato e festivi ore 10.30-12.30/17-19

inaugurazione sabato 27 settembre ore 17

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Pubblicato il 17 Ottobre 2008
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