Un grande assente: Internet

La tavola rotonda sul futuro del giornalismo ha risentito della mancanza di un'analisi dei nuovi scenari imposti dal web

Sul tavolo dei relatori sul futuro del giornalismo c’era un grande assente: internet. Come si può dibattere per ore su un tema di grande portata come quello posto dall’ordine lombardo e non affrontare i nuovi scenari della comunicazione? Ottima l’organizzazione, ottima la partecipazione (oltre 400 persone), negativa la scelta di tagliar fuori chi opera sul web.
Ha provato a rimediare con il suo breve intervento Carlo Verdelli, direttore della Gazzetta dello sport. "Siamo in presenza di una rivoluzione digitale. Il successo mondiale di Myspace, facebook e Google testimonia una grande volontà di partecipazione del pubblico. Si apre una fase di vero dialogo con i lettori e questo sarà il vero discrimine nel nostro lavoro".
Il presidente nazionale dell’ordine dei giornalisti, Lorenzo Del Boca, nel suo intervento introduttivo ha lanciato delle provocazioni forti con molta chiarezza. "Prima avevamo il tempo adesso questo non c’è più. Non è più il giornalista che cerca le notizie, ma sono queste che vanno dal giornalista. C’è bisogno di maggior approfondimento perché occorre ricordare che il sapere è libertà e il giornalista deve essee più chiaro, più professionale".
"Ha ragione Finzi quando dice che chiudersi in difesa è una stupidaggine". Maurizio Belpietro, direttore di Panorama, non rinuncia ai suoi toni provocatori, ma con estrema chiarezza attacca: "Siamo troppo autoreferenziali. Non si parla più ai lettori perché non si conoscono. Ma c’è di più. L’informazione è sempre più collusa con il sistema. Anche per questo sono contrario al finanziamento dei giornali di partito. I media devono saper stare sul mercato e piuttosto aiutiamo i giovani a far nascere esperienze che poi però si confrontino con il mercato".
Oltre ai tanti altri relatori in sala, sono state proiettate interviste di alcuni direttori di testate. Ferruccio De Bortoli ha detto che a volte "i giornalisti sono sciatti, non approfondiscono e dimenticano le notizie". Ezio Mauro di Repubblica e Concita De Gregorio dell’Unità hanno invece difeso la categoria chiedendo dei distinguo caso per caso. Per don Sciortino di Famiglia Cristiana "il referente non è più il lettore, ma chi ha tesi precostituite e vuole dimostrarle".

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 01 Ottobre 2008
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