Yu Yu: vi racconto la mia battaglia contro l’anoressia

La giovane cantante bergamasca rivive in un libro ("Il cucchiaio è una culla") in uscita in tutta Italia il suo dramma: dalla fama come cantante di successo alla depressione e al rifiuto del cibo


Quarantadue chili. Poi 38, fino a 36
. Una discesa inarrestabile, giù negli abissi dell’anoressia.


La fama è un lontano ricordo, gli amici sono scomparsi. Il corpo ormai irriconoscibile gela anche il sogno di una vita: la maternità. Il confine tra la vita e la morte si fa quasi impalpabile. Ma è proprio quello, paradossalmente, il punto di non ritorno.

Giuditta capisce. Giuditta reagisce. Giuditta s’affida a chi la può aiutare a risalire la china. Yu Yu, quella che canticchiava Mon petit garcon sui palcoscenici e in un famoso spot pubblicitario, ora lascia la scena ad una ragazza di 32 anni che vuole tornare padrona della propria esistenza.

Giorno dopo giorno, dal letto di un istituto specializzato nella cura di persone che rifiutano il cibo, Giuditta Guizzetti racconta la sua straordinaria battaglia contro un male oscuro in un diario che è diventato un libro. O meglio, una testimonianza in presa diretta, una cronaca dura e pura di un anno carico di emozioni, speranze, attese. “Il cucchiaio è una culla” (Aliberti editore), in vendita da oggi in tutta Italia, regala pagine illuminanti, squarci di umanità che aprono gli occhi ai tanti che troppo sbrigativamente liquidano l’anoressia come un capriccio, un frutto perverso della società del benessere.

Giuditta non filosofeggia, non si perde in sottili analisi sulle ragioni che possono far precipitare dalle vette del successo nei gorghi della disperazione. Si affida al racconto. Semplicemente. Partendo da un assunto magari banale, ma carico di verità. “Sono una farfalla al contrario e non credo che la natura consenta questa retrocessione”.
Da lì parte la storia. Da un’infanzia in giro per il mondo, dal primo vagito a Parigi (mamma francese, papà diplomatico italiano) al Centro America, dal Giappone agli Stati Uniti. Una giovinezza scanzonata, senza fronzoli, libertaria. L’ultima occupazione “normale” è quella di assistente di volo.
Nel 2001 la svolta. Un amico chiede a Giuditta di registrare un invito ad una festa in discoteca. Conosce un discografico che le chiede di provare a cantare e suonare. In francese, una lingua dai suoni snob, suadenti. E’ la scintilla che accende il fuoco della carriera musicale. Ecco “Mon petit garcon”, ecco il nome d’arte Yu Yu. “La prendo con leggerezza e passione” spiega lei nella prefazione del libro. Ma quel motivetto orecchiabile diventa un successone, specie quando se ne appropria una nota casa automobilistica per uno spot pubblicitario. La fama, i giornali, la televisione, le serate. E’ una macchina inarrestabile. A cui dà ulteriore benzina un altro brano: “Bonjour bonjour”.


Eppure, Giuditta comincia a sentire dentro di sé un tarlo che, piano piano, la svuota. Cambia etichetta discografica, il nuovo disco non funziona. Un altro trasloco. La situazione economica è pesante, intorno si fa il vuoto. E “una sera la depressione prende il sopravvento”. Giù calmanti e alcolici, la mente s’annebbia. Devono intervenire, fortunatamente in tempo, i vigili del fuoco per salvarla.

Lo smarrimento è forte, più testardo della voglia di ripartire. Magari anche da cameriera in un bar di Bergamo. “E trovo conforto nel sentirmi vuota. Lo scopo delle mie giornate diventa il non mangiare senza farlo trasparire”. La bilancia dice 42 chili. Ma è una caduta inarrestabile. Aggravata dal sogno sfumato. Una gravidanza al terzo mese, la gioia che all’improvviso irrompe e che, nel giro di pochi giorni, diventa sconforto, rabbia, disillusione.

Trentotto chili. Trentasei chili. “Non ragiono più e mi lascio consigliare”. Il ricovero d’urgenza in un istituto di Todi. La porta che si chiude dietro alle spalle. Davanti una salita dura, faticosa, interminabile. Ma dentro, nella testa e nell’anima, una straordinaria voglia di combattere. Quella che ci restituirà, come natura vuole, la farfalla.

Il libro sarà presentato venerdì 10 al ristorante Balicco di via Borgo Palazzo 18 a Bergamo a partire dalle 19.

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Pubblicato il 08 Ottobre 2008
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