Zanetti: «Mercati nella tempesta ma in Italia rischi ridotti»

Il presidente di Ubi Banca ha confidato a Bergamonews le sue opinioni sulla tempesta di questi giorni giorni

Pubblichiamo un’intervista tratta da Bergamonews, rilasciata al direttore Cesare Zapperi da Emilio Zanetti. Emilio Zanetti è stato il presidente di Banca Popolare di Bergamo e ora lo è di Ubi Banca, il gruppo che ha riunito la Popolare di Bergamo, il Credito Varesino e la Popolare Commercio e industria, che aveva a sua volta assorbito la Popolare di Luino e di Varese.
Le sue parole, specie per quello che riguarda i suoi sportelli, contano perciò molto anche nelle tasche degli investitori varesini, poichè Ubi è banca leader anche della nostra provincia.

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Banche e istituti finanziari con una lunga storia alle spalle falliscono dalla sera alla mattina, le borse crollano, i governi cercano affannosamente di correre ai ripari: presidente Zanetti, cosa sta succedendo?
La crisi, nata negli Stati Uniti, in un mondo globalizzato si è estesa anche all’Europa e sta provocando pesanti contraccolpi – risponde Emilio Zanetti, presidente di Ubi Banca – E’ un momento difficile, certo. Ma ci conforta l’immediata reazione sia delle autorità monetarie che dei governi. A differenza del passato, oggi ci sono gli strumenti per affrontare la situazione.
Ma certi interventi dell’ultima ora non sono un po’ tardivi?
E’ difficile dirlo. Io penso che il piano predisposto dal presidente americano George Bush sia valido. Il Congresso nei giorni scorsi l’aveva bocciato e questo ha provocato il terremoto sui mercati che conosciamo. Mi pare che ora lo scenario sia cambiato. Si è capito che quell’intervento è fondamentale. E non a caso c’è già stata una reazione positiva.
Resta anche in questo caso l’impressione che si rincorra la crisi. Forse c’era la speranza che la situazione non degenerasse fino ai livelli che abbiamo visto nei giorni scorsi. Ma dobbiamo guardare avanti. Ripeto: gli impegni e gli sforzi che stanno attuando le autorità monetarie in America come in Europa sono importanti e ci aiuteranno ad uscire dalla situazione di difficoltà.
E’ vero, come sostengono in molti, che il nostro Paese è solo lambito dalla crisi?
Sì, ne siamo solo sfiorati. Anche se qualche ricaduta c’è, è innegabile. Basti vedere gli effetti del fallimento di Lehman Brothers.
Anche lei è rimasto sorpreso dal tracollo?
Qualche segnale forse ci poteva anche essere, ma le agenzie di rating avevano assegnato all’istituto la “tripla A”, cioè il massimo livello di affidabilità. Certo che alla luce di quello che è successo venga spontaneo porsi degli interrogativi.
Sul fronte italiano, quindi, lei rassicura i risparmiatori?
Ritengo la situazione italiana assolutamente tranquilla, soprattutto per quanto riguarda le banche. E in particolare quelle che operano, per così dire, al dettaglio. Ubi Banca, per parlare di un gruppo che conosco bene, non ha alcun problema. Ai nostri azionisti come ai nostri clienti, ma più in generale a tutti i risparmiatori, dico di stare tranquilli: i loro risparmi sono assolutamente tutelati e le banche italiane sono solide.

Eppure, proprio in questi giorni, un istituto del calibro di Unicredit in Borsa ha accusato perdite pesantissime. Perché?
Sì, ha fatto sensazione. Qualcuno pensa alla speculazione, altri credono che sia la conseguenza della forte internazionalizzazione della banca, alcuni adombrano possibili aumenti di capitale. Guardo anch’io con grande sorpresa a questi sbalzi. Unicredit è sempre stata considerata tra le banche meglio gestite.
Anche Ubi Banca sta soffrendo in Borsa, ma meno di altri.
Sì, Il Sole 24 Ore il 30 settembre ha pubblicato una tabella che ha evidenziato come il nostro titolo sia tra quelli che hanno perso di meno in questi mesi. Non c’è da rallegrarsene particolarmente, pur se questo denota un giudizio del mercato sul nostro modo di operare che possiamo valutare in modo positivo. Detto questo, vorrei approfittare dell’occasione per rassicurare le medie e piccole imprese, da sempre nostro punto di riferimento. Non faremo mai mancare loro il nostro sostegno, saremo sempre al loro fianco.
Questa crisi è solo finanziaria o tocca anche l’economia reale?
All’inizio è stata solo finanziaria, specie negli Stati Uniti. Ma è chiaro che ora si sta riflettendo sui consumi. I risparmiatori tendono a tirare i remi in barca.
Ci sono mai stati in passato momenti difficili come questo?
Ci sono state altre crisi, diverse da questa però. Nel ’92, per esempio, si registrò una forte tensione sui mercati per il fallimento di alcune banche del Nord Europa. Allora si creò una forte crisi di liquidità. Ma la reazione fu immediata.
Oggi c’è chi parla di una riedizione della crisi del ’29.
Difficile fare paragoni. Né credo si debba diffondere pessimismo. Le leve a disposizione delle autorità monetarie ora sono molto diverse e certamente più efficaci a far fronte alle crisi.
Eppure, si sta ricorrendo alle nazionalizzazioni delle banche in dissesto. Sembra davvero di tornare indietro.
Erano misure necessarie per scongiurare danni più pesanti per i risparmiatori. Ripeto, non facciamo paragoni con il passato. Oggi il mondo è molto cambiato. Ci sono paesi in difficoltà, ma altri in forte crescita ed espansione. Basti pensare a Cina ed India.  Vi sono anche i paesi esportatori di petrolio che hanno immense disponibilità finanziarie in cerca di buoni investimenti.
Lei non crede che sia stato messo in crisi il sistema capitalistico?
No, penso che l’economia di mercato, opportunamente regolata, possa funzionare bene. Forse c’è stata una carenza di controlli che ha portato alcuni istituti ad indebitarsi a livelli insostenibili. Su quanto è successo è giusto aprire una riflessione e valutare interventi correttivi

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Pubblicato il 02 Ottobre 2008
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