Licenziati dalla cooperativa, lavoratori sul piede di guerra

Dopo una serie di passaggi tra cooperative di servizi (riconducibili alla stessa proprietà), 23 lavoratori sono stati lasciati a casa. Cub, Cobas e Sdl protestano e chiedono il rispetto delle leggi

A Malpensa una ventina di lavoratori iscritti a Sdl, Cobas e Cub hanno manifestato e organizzato un presidio davanti alla sede della società di catering Lsg SkyChefs. Dallo scorso 30 novembre la cooperativa ServiGest (che lavora in appalto per la suddetta Lsg SkyChefs) ha comunicato loro il licenziamento in tronco dopo il passaggio (subentro) dalla cooperativa “Archimede Logistica e packaging” appunto alla ServiGest. In 23 sono stati lasciati a casa, ad altri è stata proposta una nuova assunzione (circa 40 persone): chi è stato licenziato, come spesso accade nel grigio mondo delle cooperative di servizi che operano nello scalo varesino, era assunto come “socio lavoratore”. Nella comunicazione dell’Inps ritirata dopo la fine del rapporto di lavoro in molti si sono accorti che mancano le loro spettanze del Tfr: niente contributi pagati, niente quota sociale restituita (circa 1000 euro a testa). Si tratta nella stragrande maggioranza di lavoratori stranieri: arrivano da Pakistan, India, Bangaldesh, Irak, Marocco, Nigeria, Benin, Cina, Costa d’Avorio, Ghana. Una sola è italiana. Tutti sono nelle stesse condizioni: senza gli 800 euro mensili che garantiva loro il lavoro nella cooperativa (1000 con gli straordinari) in molti non riescono a pagare affitti, bollette e cibo per mogli, mariti e figli a carico. In tanti si trovano anche nella tragica condizione di dover rinnovare il permesso di soggiorno: senza un contratto di lavoro, le richieste vengono respinte. Sullo sfondo c’è un problema antico a Malpensa, quello del ricorso all’affidamento in appalto a cooperative di servizi che si muovono in maniera più che disinvolta tra le pieghe delle normative che regolano i rapporti di lavoro. Nella vicenda in questione ci sono stati addirittura tre passaggi, che però da quello che spiegano i lavoratori e i sindacati, sono stati solo nominali: prima c’era la Cis, poi l’Archimede e infine la ServiGest, tutte cooperative riconducibili alla stessa proprietà, che ogni due/tre anni cambia nome e ragione sociale e lascia a casa parte dei dipendenti non ottemperando al pagamento di contributi e Tfr. Tra i lavoratori che hanno protestato con megafoni, bandiere e striscioni anche una giovane in maternità, padri di famiglia e altri senza speranze: «Siamo qui da sei anni – spiegano Evan e Mohamad -, ora ci ritroviamo senza soldi, senza lavoro e senza la possibilità di rinnovare il permesso di soggiorno. Il lavoro c’era e c’è, anche se sappiamo bene che è diminuito: lavoravamo dieci e anche dodici ore al giorno. Ora al nostro posto hanno assunto altri. Sono solo degli sfruttatori». I sindacati Cobas, Cub ed Sdl hanno sporto denuncia per licenziamento senza giusta causa e mancato pagamento di contributi e spettanze da Tfr, ma dalla proprietà della cooperativa e dalla stessa SkyChefs Lsg nessuna risposta: «Chiederemo un incontro al Prefetto di Varese – spiegano Giuseppe Tampanella (Cobas) e Aldo Pignataro (Sdl) -. Questa situazione è paradossale: hanno licenziato parte del personale e tenuto altri senza spiegare le motivazioni di questa scelta. Non ci sono tutele sociali né ammortizzatori sociali per questi lavoratori, a nessuno sembrano interessare. Il servizio pulizie e lavaggio legato al servizio catering di Lsg SkyChefs è stato ceduto per appalto a varie cooperative ormai da tempo, ma fin dall’inizio le cooperative che si sono alternate (Cis, Archimede e ora ServiGest) hanno sempre dimostrato tutta la loro arroganza ed allergia alle regole sancite, col placet della società appaltatrice. Il problema è che il risparmio lo si attua sulle spalle di chi lavora. L’azienda committente decide che parte delle mansioni svolte all’interno della propria linea produttiva possono essere svolte da altre ditte appaltanti, lo cede al minor costo ad una cooperativa o consorzio di cooperative che li integra non come dipendenti ma come "soci-lavoratori", facendogli pagare una quota societaria trattenuta direttamente dal salario ed applicandogli statuti ed atti costitutivi peggiorativi del contratto nazionale di settore sia nella paga che nelle tutele, spesso licenziandoli senza che abbiano diritto all’assegno di disoccupazione». I sindacati chiedono che tutti i dipendenti licenziati siano reintegrati sul posto di lavoro, il pagamento delle mensilità arretrate, il pagamento del Tfr e il diritto riconosciuto di organizzarsi con il sindacato.

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Lavoratori in presidio a Malpensa 4 di 10
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Pubblicato il 18 Febbraio 2009
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