Crisi alla ex IBICI, lavoratori pronti a incrociare le braccia

"Ci mancano due mensilità e mezzo" lamentano i dipendenti. La fabbrica era stata rilevata meno di due anni fa da Intimfashion SpA ma l'azienda ora è in serie difficoltà finanziarie.Già in autunno la situazione appriva complicata

Torna a scaldarsi sul serio la situazione alla ex Ibici di Busto Arsizio, da meno di due anni di proprietà della Intimfashion SpA di Cotignola (Ravenna). Già l’autunno scorso si erano segnalati problemi seri per il mancato pagamento dei contributi e della quattordicesima e la sospensione del servizio mensa, ma la situazione si è aggravata. Oggi, mercoledì 22 aprile, in un comunicato unitario le Rsu della "triplice" (Filtea-Cgil, Femca-Cisl, Uilta-Uil) lamentano che i circa 60 lavoratrici e lavoratori dello stabilimento di via Baden Powell (zona industriale di Sacconago), che produce calze e collant, non hanno ancora visto i dovuti stipendi degli ultimi mesi.

"Ad oggi" si legge nel comunicato, "la Intimfashion S.p.A. di Busto Arsizio (ex IBICI) non ha pagato alle lavoratrici due mensilità e mezzo , a cui si aggiunge il mancato versamento dei contributi della previdenza integrativa, nonostante vengano trattenuti, e la sospensione del servizio mensa decisa a novembre 2008. Ciò sta determinando gravi difficoltà ai bilanci familiari dei dipendenti, che devono onorare le scadenze delle bollette, dei mutui, degli affitti e dei bisogni primari di sopravvivenza". Precisazioni tutt’altro che pleonastiche, quando siamo passati da un pezzo dalla difficoltà della "quarta settimana" alla crisi conclamata e galoppante. «Manca parte di febbraio, per cui sono stati versati solo 500 euro, e tutto marzo, più la quattordicesima attesa da luglio scorso» precisa il sindacalista Salvatore Minardi della Filtea-Cgil provinciale, che sta seguendo la vicenda.

Il 15 aprile scorso si è tenuto un incontro fra l’azienda e le rappresentanze sindacali, assistite dai provinciali di settore dei sindacati confederali. In tale sede "il rappresentante dell’azienda ha ammesso l’esistenza di una seria crisi finanziaria", alla quale si sta cercando di far fronte tramite "il sostegno delle banche". Di questi tempi, però, bussare agli sportelli è peggio che andare di notte. "Al sindacato e alle lavoratrici però non è stata data nessuna garanzia sui tempi di pagamento delle retribuzioni dovute e del resto del credito. Lo stesso problema si riscontra nello stabilimento di Cotignola" si legge ancora. Se l’Alto Milanese piange, insomma, anche la Romagna ha poco da ridere. «Il problema» spiega il sindacalista di Cgil «è a monte della crisi economica. Non è tanto a livello produttivo – non c’è stata nemmeno una richiesta di cassa integrazione – quanto proprio finanziario».
A questo punto i sindacati chiedono di passare dalle parole ai fatti: esigono "l’immediata corresponsione dei salari spettanti e, se dovesse essere necessario, che l’imprenditore impegni il proprio patrimonio". I dipendenti hanno deciso di attuare un programma di fermate parziali dell’attività produttiva, insomma scioperi a singhiozzo: «di fatto stanno già lavorando solo alcune ore al giorno».

Alle spalle della vicenda attuale vi è la cessione della allora IBICI SpA, marchio storico con decenni di attività alle spalle e che negli anni Ottanta, al culmine della sua epoca d’oro, era arrivata a contare quasi 350 dipendenti. A rilevarla nel 2007 fu Intimfashion, che oltre ad avere lo stabilimento di Cotignola ha nello stesso periodo avviato un’altra fabbrica da 300 posti in Bosnia. La nuova proprietà "non è riuscita" scrivono i sindacati "a dare adeguata copertura finanziaria alle operazioni industriali, determinando l’attuale crisi". Il passo, complice la gelata della situazione economica internazionale, è risultato più lungo della gamba: e a pagare per primi sono come sempre i lavoratori. "I dipendenti ex IBICI" conclude il comunicato "si chiedono dov’è finita la vecchia proprietà e che impegni si può assumere in questa situazione".

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 22 Aprile 2009
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