“Privatizzare i servizi pubblici fa male alla città e ai lavoratori”

Al centro del dibattito, la nascita della Fondazione Gam e il trasferimento dei dipendenti comunali alla stessa.

La nascita della Fondazione Gam e il destino dei lavoratori continuano a far discutere: dopo la presa di posizione della Rsu del Comune, contraria al trasferimento "coatto" dei dipendenti al nuovo istituto di diritto privato, interviene anche la Sinistra «L’amministrazione di Gallarate – attacca la Sinistra per Gallarate – , in buona compagnia di varie altre amministrazioni a guida Popolo della Libertà della nostra provincia, prosegue nella privatizzazione dei servizi pubblici, istituendo innumerevoli fondazioni . L’ultima per la Gam. In ognuna ovviamente un consiglio di amministrazione, in cui “distribuire” i propri adepti. Che riceveranno uno stipendio di tutto rispetto. Non così i lavoratori e le lavoratrici del Comune impegnati nella gestione del servizio pubblico, che invece, nell’essere trasferiti alla fondazione, perderanno un lavoro stabile ricevendo in cambio precarietà, minore salario e minori tutele. Un bell’affare per la politica, per certa politica. Una sciagura per i lavoratori

La preoccupazione dei lavoratori è tangibile, il passaggio dall’inquadramento come dipendenti pubblici a quello di dipendenti privati non è un vantaggio, anche per chi lavora con contratti a progettio. Ma secondo la Sinistra la privatizzazione non dà buoni risultati neppure dal punto di vista degli utenti e dei cittadini:  «Quali vantaggi per la città? E’ dagli anni Novanta che in Italia si è proceduto a una progressiva privatizzazione della cosa pubblica: il servizio ferroviario, le poste, la gestione dell’energia e del gas. Il servizio è peggiorato, i cittadini devono pagare maggiori spese, lo Stato spende di più. Anche la privatizzazione dei servizi sociali ha prodotto un peggioramento della qualità del servizio offerto (con lavoratori sottopagati, precari, costretti a turni e ritmi che inficiano l’efficacia del loro operato), aumento delle tariffe e delle rette, incremento dei costi per le amministrazioni.

Adesso, senza alcuna volontà di verifica di quanto le privatizzazione hanno finora prodotto in termini economici e sociali, si tenta di privatizzare quel che rimane: l’acqua, la scuola, la cultura. La scusa è sempre quella: risparmiare (sul costo del lavoro, cioè sulla pelle dei lavoratori) e avere maggiore efficienza, evitando le burocrazie amministrative. Il risultato però pure resta uguale: perdita di trasparenza (e conseguenti grandi affari coi soldi pubblici per imprenditori “amici”, e sempre più spesso vere e proprie truffe), aumento dei costi a scapito di perdita di qualità. E per i lavoratori licenziamenti e precarietà. Perché allora – conclude il partito rappresentato in consiglio comunale da Cinzia Colombo – a Gallarate non si prova una strada diversa, valorizzando la gestione pubblica dei servizi? Perché non si smette di sperperare soldi in consigli di amministrazioni (e in pareri legali decisamente onerosi), investendo invece quei denari pubblici nella qualità dei servizi?»

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 20 Aprile 2009
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