La Lega sfila in strada, Lonate non la segue

Una cinquantina di militanti alla fiaccolata anti-'ndrangheta del Carroccio. Verderio: "Manca il coraggio di scendere in piazza, a partire dalle istituzioni. I lonatesi sappiano però che forze dell'ordine e magistratura sono attente"

La Lega Nord sfila a Lonate Pozzolo contro il malaffare e la violenza ‘ndranghetista – e già che c’è per ricordare che tra un paio di settimane si vota. È così, un po’ momento di civismo e molto momento elettorale, la fiaccolata che la Lega porta per le strade di Lonate Pozzolo. Malinconicamente, a sfilare sono solo una cinquantina di militanti, candidati e relativi parenti, in buona parte da fuori città. I lonatesi osservano dalle finestre la strana processione: dopo San Cataldo, Sant’Umberto da Cassano. Si passa in silenzio davanti al bar, chiuso, in cui tre anni e mezzo fa fu ammazzato Giuseppe Russo.Un discorso antimafia è perlomeno abbozzato: pare nuovo e gli esponenti della Lega, come il segretario provinciale Candiani e l’europarlamentare Speroni (era atteso anche il presidente della Provincia Galli, ma come il ministro Maroni non si è visto), ricordano che fin dai primordi si era data battaglia per abolire quel soggiorno obbligato che letteralmente esportò nel Profondo Nord il peggio del Profondo Sud. Obiettivo centrato nel 1993: ahinoi, troppo tardi.

Vengono da Busto Arsizio, da Tradate, da Arsago Seprio i militanti e gli amici vecchi e nuovi con la loro brava fiaccola: una luce che brilla «in una città quasi morta», come dirà la consigliera regionale Luciana Ruffinelli. Davanti un agente di polizia locale ad aprire la strada, dietro i carabinieri a chiudere. "Nè neri, nè rossi, ma liberi con Bossi" lo slogan: ‘ndrangheta non rima bene. In poco tempo il corteo è in piazza Sant’Ambrogio per il comizio, osservato dagli avventori del bar, chi spaparanzato nel caldo di una serata già estiva, chi in piedi a braccia conserte. Lasceremo da parte tutto quanto è accessorio nel discorso: i clandestini, la prostituzione che è tornata a dispetto delle ordinanze, gli attacchi ad un centrosinistra «che non ha avuto in nessun Comune il coraggio di presentarsi col simbolo del PD».

«Siamo qui a difesa dei lonatesi onesti, e anche degli originari di Cirò, contro quei loro conterranei legati alla ‘ndrangheta» dirà Verderio. «I lonatesi si dovrebbero chiedere perchè il fenomeno ha potuto prendere piede qui: è perchè non hanno avuto il coraggio di ribellarsi». A partire dalle istituzioni, insiste Verderio: «Il sindaco Gelosa pensava che stasera ci fosse un matrimonio, aspettava l’invito… Anche a lui è mancato il coraggio di venire qui a dirsi difensore dei lonatesi onesti. Se fosse venuto Maroni si sarebbe fatto vedere… ma per chiedergli quattro vigili. Ne aveva 29, ora sono 19 di cui metà vuole andarsene, e vale lo stesso in tutto il Comune». L’esempio da seguire? «I giovani del Sud. La gente qui ha paura ma deve sapere che forze dell’ordine e magistratura sono attente». «Rappresentiamo anche chi era dietro le finestre» aggiunge Stefano Candiani. «Non lasciate la piazza agli altri, non lasciate che chi è venuto a portare qui camorra e ‘ndrangheta infanghi il nome di Lonate». Speroni, nei pochi istanti in cui non è impegnato a lodare i respingimenti di clandestini, ricorderà che Maroni fra le pieghe del suo lavoro sulla sicurezza ha inserito norme che rendono «ancora più duro il carcere duro», il 41bis per i mammasantissima. «Sulla sicurezza siamo i primi»: un Berlusconi magnanimo ha graziosamente appaltato al Carroccio il tema, che si cerca di declinare a livello locale,  cambiando con difficoltà bersaglio dai soliti extracomunitari a certi connazionali. Nobile il riferimento di Luciana Ruffinelli alla grande manifestazione di Palermo di sabato mattina: è il 23 maggio e il pensiero della consigliera regionale va a Falcone e Borsellino e agli studenti che anche da Busto Arsizio hanno raggiunto il capoluogo siciliano per stringersi, con il Presidente Napolitano, nel ricordo dei due indimenticati protagonisti delle grandi battaglie giudiziarie contro la mafia. «La Lega non ha paura di guardare i fatti in faccia. Laddove non ci sono amministrazioni leghiste le mafie si radicano» dice. Ruffinelli riprende denunce note: «Si sono infilitrati poteri diversi che fanno di lavoro, appalti e grandi opere fonti di danaro con cui coprire affari ben peggiori».

Intorno Lonate vive il suo quieto sabato sera. Chi si avvicina a discutere gesticolando con i leghisti è un nerissimo immigrato africano, che spiega come la lotta vada fatta agli scafisti, non ai disgraziati che pagano cifre enormi per il miraggio, il sogno dell’Europa. E quando i bambini che giocano accanto alla fontana si parlano, non si capisce un’acca. Albanese? Rumeno? Chi non voleva la società multietnica è servito.

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Pubblicato il 24 Maggio 2009
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