Fecondazione in vitro: 10 i bambini nati lo scorso anno

Avviata nel febbraio del 2008, la Fivet ha già visto la nascita di dieci piccoli mentre altri 25 sono in arrivo. In crescita esponenziale la richiesta di inseminazione assistita

Si scrive "fecondazione in vitro ed embrio transfert" ma si legge Fivet. È il sostegno medicale e chirurgico che viene dato alla coppia con problemi di sterilità tubarica, cioè quando nelle tube non avviene la fecondazione dell’ovocita da parte dello spermatozoo.

Dopo anni di battaglie, il professor Pierfrancesco Bolis, che dirige la clinica ostetrico ginecologica al Del Ponte, è riuscito a portare a Varese il secondo livello di assistenza nella procreazione medicalmente assistita.  Al del Ponte, infatti, da tempo opera un ambulatorio dell’infertilità a cui si rivolgono coppie in cerca di una risposta per diventare genitore.
Fino a qualche anno fa, dopo la prima fase di visita e diagnosi della sterilità, l’ospedale varesino si fermava e la coppia iniziava la sua trafila emigrando a Milano o a Torino o in centri più vicini ma privati e, perciò, costosi ( fino a 5000 euro) : « Volevo dare alla donne di Varese la possibilità di diventare madri affidandosi al proprio ospedale, assistite dal Servizio sanitario nazionale» spiega il professor Bolis che nel febbraio del 2008 ha potuto finalmente avviare la Fivet . In un circa 17 mesi sono già dieci i bambini venuti al mondo, mentre altre 25 donne stanno portando avanti la propria gravidanza.

In questi mesi, l’attività della Fivet è in crescita esponenziale: nei 10 mesi del 2008 sono state eseguite 124 procedure mentre nei primi sette mesi di quest’anno si è già raggiunta quota 194.
L’andamento dell’attività è indubbiamente significativa: nonostante i numeri siano ancora piccoli, fino ad oggi,  la percentuale di riuscita dell’inseminazione in vitro è stata superiore del 30% contro una media nazionale del 20%: «Può sembrare un risultato scarno – rimarca il primario – ma dobbiamo pensare che anche la natura ha percentuali simili: non sempre da un rapporto di coppia nasce un bimbo».

La Fivet è indicata, come dicevamo, solo per le donne che hanno una sterilità tubarica ( circa il 15% del totale). Una volta diagnosticata l’infertilità si comincia la stimolazione per permettere la produzione di creare almeno 3 ovociti, che vengono seguiti nel loro sviluppo durante visite ambulatoriali.
Al momento dell’ovulazione si entra in ospedale e, in Day Hospital, gli ovociti vengono aspirati.
Si passa, quindi, alla terza fase: la fecondazione in vitro vera e propria attuata in laboratorio da un biologo. Dopo 48’ore, la donna ritorna in ospedale dove, sempre in day hospital, le vengono iniettati in utero gli embrioni formati in vitro. Quindi torna a casa e aspetta che la natura proceda. ( nella foto la sala dove si interviene chirurgicamente)

«Noi non facciamo più di tre inseminazioni anche perchè, spesso, chi arriva da noi è reduce da lunghi giri in ospedali e da fallimenti. Psicologicamente, quindi, si è abbastanza a terra e si vorrebbe avere tutto e subito. Invece occorrono i tempi tecnici, almeno 60 giorni, quando va tutto bene e non si registrano complicanze. Non abbiamo, però, un limite d’età, anche perchè l’età biologica differisce sovente da quella anagrafica, quindi noi valutiamo le condizioni degli ovociti della donna prima di decidere cosa fare».
Ogni storia, quindi, è a sé. All’ambulatorio del Del Ponte, le donne trovano anche consulenze psicologiche per percorsi individualizzati, anche in termini di rischi.
Il problema maggiore che preoccupa il professor Bolis è il diffuso interesse per l’opportunità che il Del Ponte offre: « Se andiamo avanti così la nostra organizzazione non sarà più sufficiente e occorrerà riservare un medico alle sole inseminazioni in vitro».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 13 Agosto 2009
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