“Caro assessore, ma uno di Busto e uno di Pontida, in lingua originale si capiscono?”
Duello in punta di... dialetto fra l'assessore allo sport e giovani Ivo Azzimonti e il sempre mordace Audio Porfidio
"Il dialetto non può sostituire la lingua italiana". Ribadisce la sua posizione Audio Porfidio nell’ambito della polemica che oppone il sempre vivace consigliere comunale di minoranza di origini lucane all’assessore della Lega Nord a sport e giovani Ivo Azzimonti, bustocco doc e orgogliosamente tale. Il secondo aveva risposto sui quotidiani alle rampogne di Porfidio, non prive di ironie, sulle estemporanee proposte leghiste di introdurre gli esami di dialetto locale. Azzimonti sta pensando fra l’altro a portare il dialetto bustocco nelle scuole, anche superiori: progetto che sembra collimare con una consimile idea portata avanti dal Centro Dialetti dei Molini Marzoli, presieduto da un altro leghista, l’ex sindaco Gianfranco Tosi.
Porfidio controreplica con sussiego, invitando l’assessore in camicia verde a "promuovere iniziative anche mettendo mano al proprio portafoglio e non a quello dei cittadini; in modo disinteressato, senza finalità di aumento di consensi elettorali per la Lega". Il consigliere ricorda, se mai ce ne fosse bisogno, che "Lo sviluppo della città non si è realizzato solo grazie ai nati a Busto Arsizio da generazioni, ma anche col contributo di tutti coloro che lavorano e aiutano a migliorare questa città con idee innovative e pagando le tasse. Assessore Azzimonti, nessuno ha la pretesa di cancellare la storia e la tradizione di una città, ma i dialetti dividono e non uniscono i popoli".
Tesi forse ingenerosa verso gli idiomi in quanto tali: forse è la politica a dividere le genti, più che la lingua. Ma siamo davvero alle "baruffe bustocche", per parafrasare il titolo di una nota commedia, e Porfidio lancia l’ultima provocazione: "Le proporrei di far incontrare un cittadino bustocco con un cittadino di Pontida per vedere se parlando ognuno il proprio dialetto riuscirebbero a capirsi tra di loro". Improbabile: il bergamasco è tremendo. "Il sottoscritto indipendentemente dal dialetto che parla (il lucano ndr) difende i diritti dei cittadini di Busto cercando di risolvere i loro problemi. La loro voce è la nostra voce”.
«Sono ben cosciente del contributo dei bustesi d’adozione» fa a sua volta Azzimonti, ridendo sotto i baffi: «non polemizziamo oltre. Sapete cosa invidio al Sud? Che lì la lingua locale è ancora viva e parlata». Quello Porfidio-Azzimonti è in fondo uno scontro generazionale: tra chi è venuto da un Sud interno che ha faticato a lungo a inserirsi nell’uso della lingua nazionale come parlata quotidiana, visto come progresso e uscito da uno stato di presunta povertà culturale, e chi è cresciuto in una realtà industriale ricca di immigrazione e mescolanza, e pertanto quasi costretta all’uso della lingua nazionale piuttosto che al buon vecchio dialetto, confinato. Quasi un caso di scuola… ma con allievi che si lanciano gli aerei di carta. Scarabocchiati in dialetti diversi, naturalmente.
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