Considerazioni sul nuovo Piano di Governo del Territorio

Il nostro lettore Roberto Testa commenta i risultati della riunione sul pgt samaratese

Riceviamo e pubblichiamo 

Martedì 8 Settembre 2009 si è tenuto, presso la Sala Pozzi di San Macario, l’ultimo di una serie di incontri avente per oggetto il nuovo Piano di Governo del Territorio (PGT) della Città di Samarate.
Una buona occasione per “capire” ciò che avverrà sul territorio Comunale e per muovere qualche critica su una materia che mi è, per interesse personale e deformazione professionale, molto familiare.
La prima critica vorrei indirizzarla al Relatore – Responsabile del Procedimento – che, dal punto di vista del sottoscritto, non ha saputo spiegare con parole semplici e dirette i contenuti del nuovo strumento.
Dopo una non breve introduzione, il relatore ha illustrato il ‘nuovo schema insediativo di “città lineare”’ (immagine contenuta nella Relazione del Documento di Piano) decantandolo come se fosse chissà quale novità, quando invece ci troviamo di fronte ad una morfologia venutasi a creare col passare del tempo, una situazione esistente e difficilmente modificabile data la presenza ad est e ad ovest di grandi aree verdi. Sarebbe stato preferibile parlare di uno “Sviluppo Lineare” che è andato consolidandosi negli anni e non di una “Città Lineare”, concetto differente, utilizzato da grandi architetti – urbanisti del passato, quali Le Corbusier o Arturo Soria Y Mata, per definire nuove “tipologie” di città.
Dopo aver sentito ripetere per svariate volte la la formula “Città Lineare”, due parole sono giunte alle mie orecchie (questione di avere pazienza): “Ambiti Strategici”. È inevitabile che quando si parla di assetto del territorio si faccia riferimento all’aggettivo “Strategico”, è una prassi consolidata. Le cosiddette Aree Strategiche appaiono agli ascoltatori come dei Paradisi disseminati qua e là all’interno del territorio comunale, qualcosa di bucolico e non ben definito che vorrebbe dare linfa vitale alla Città. Un’area si configura come “strategica” nel momento in cui ha determinati requisiti, che possono emergere solo attraverso un attento studio del fenomeno urbano complessivo; non ci si può limitare ad individuarla sulla cartografia o ad elencare una miriade di ipotetici obiettivi e conseguenti azioni. Il rischio sotteso è che zone che potrebbero realmente incidere sull’organismo urbano, si configurino invece come normalissimi recuperi di aree senza avere nulla di “strategico”.
Il momento di scompiglio generale, è giunto nel momento in cui è stato affrontato il tema della Perequazione Urbanistica, strumento urbanistico di rilevante importanza il cui concetto poteva essere spiegato con semplicità. Invece di preparare un paio di agevoli schemi e di riassumere il concetto di perequazione, il relatore, ancora una volta, ha preferito leggere “spudoratamente” una slide piena zeppa di informazioni da manuale, lasciando sbalorditi e confusi i presenti in sala che a loro volta commentavano quanto da loro capito:”ti espropriano il terreno e poi rivendono la cubatura a chi serve a prezzi di mercato…” (è solo un esempio).
Negli attimi successivi a questa cosiddetta spiegazione, gran parte dei presenti ha abbandonato la sala sconsolata.
La serata è proseguita con la visione di tavole e relativa lettura di legenda.
Altre questioni mi lasciano perplesso riguardo alla redazione del PGT e le analisi preliminari che avrebbero dovuto portare alle scelte illustrate durante la serata. Mi riferisco, ad esempio, alla previsione di quella bretella viabilistica posta a nord della frazione San Macario. Non vi sono studi previsionali tali da giustificare la scelta di un simile intervento anche alla luce di un ipotetico insediamento commerciale nell’ambito di trasformazione T26 posto lungo Viale Europa, localizzato in concomitanza di una lunga curva.
Non è stata prestata sufficiente attenzione agli ambiti agricoli e paesaggistici, una risorsa per il comune di Samarate molto enfatizzata ma poco analizzata; ancora una volta il risultato è una tavola colorata e una serie di indicazioni generali “scopiazzate” dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Manca un’attenta analisi dei processi antropici, di valori, disvalori e rischi che caratterizzano la situazione attuale delle aree agricole, a valenza ambientale, della risorsa idrica sotterranea e, di conseguenza, manca una solida base che permetta di intraprendere determinate azioni da parte dell’Amministrazione la quale parla di una riqualificazione / valorizzazione dei due grossi polmoni verdi posti a est e a ovest del territorio comunale.
Peggiore è la situazione attuale del Piano dei Servizi. Un documento che individua una serie di servizi presenti elencandoli sommariamente, senza l’ausilio di schede descrittive degli stessi e soprattutto senza considerare i parametri di Accessibilità, Qualità, Fruibilità come indicato dall’Art. 9, comma 3 della ex Legge 12/05. Apparirò un po’ ripetitivo, perché anche in questo caso dai documenti pubblicati sul sito internet del Comune si evince che l’accessibilità ai servizi è stata valutata sulla base di un cerchio di raggio X. Un po’ scarsa come dimostrazione. Per valutare i tre parametri dettati dalla legge si sarebbe dovuto procedere con la spazializzazione della popolazione (per fasce di età) sul territorio, dato che non tutti i cittadini necessitano degli stessi servizi, e si sarebbe dovuto definire in modo più preciso il bacino di utenza, illustrando la fruibilità di un dato servizio. Rappresentare cartograficamente un servizio ed evidenziare l’area circolare che gli sta attorno non dice nulla sulla fruibilità e sulla qualità del servizio stesso, né tanto meno sulle modalità di raggiungimento dello stesso.
Ultimo appunto: nulla si dice sul concetto di Standard Qualitativo. Il Documento di Piano dovrebbe individuare le aree da sottoporre alla disciplina dei Programmi Integrati di Intervento, strumenti complessi che hanno messo in luce già da tempo (LR 9/99) il concetto di standard qualitativo. Mi auguro che l’Amministrazione ripari a quelle definizioni introdotte con il quasi superato Documento di Inquadramento, dove per “standard qualitativo” si intendeva una maggiore cessione di aree o una maggiore monetizzazione delle stesse, scelta dettata forse dal fatto che non è mai esistito un Piano dei Servizi (come previsto dalla LR 1/2001). Ora che il nuovo strumento urbanistico sta per venire alla luce, spero ci sia un momento di riflessione per capire che i PII non sono dei grossi Piani di Lottizzazione e che gli standard ad essi collegati non possono seguire una mera logica quantitativa.
Tante altre sarebbero le osservazioni da fare, ma non vado oltre.
Il PGT dovrebbe essere uno strumento innovativo; in questo caso ho sempre più la sensazione di trovarmi di fronte ad un vecchio PRG composto da qualche elaborato in più e che non porterà a grossi cambiamenti rispetto a ciò che è stata finora l’urbanistica di Samarate e di molti altri Comuni lombardi.                                                             

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 14 Settembre 2009
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