Fra studio e divertimento, ecco l’erasmus in Liuc
Tre ragazzi da Australia e Svezia ci raccontano i loro primi giorni a Castellanza. «In Italia l'atmosfera è più rilassata»
«Va molto bene…a parte il campanile che suona a ogni ora, anche della notte!». Scherzano Nicolas, Rocco e Sara, tre studenti stranieri temporaneamente trapiantati alla Liuc, ma quando parlano dei loro studi tornano seri. Sono arrivati a Castellanza a fine agosto insieme ad altri cento ragazzi e ragazze provenienti da tutto il mondo per studiare all’Università Carlo Cattaneo per uno o due semestri. «Abbiamo scelto questo ateneo – concordano tutti e tre – perché le nostre università hanno degli accordi, ma anche perché alcuni dei nostri compagni che avevano già vissuto questa esperienza ci hanno parlato molto bene della Liuc». E dopo i primi giorni passati nella nostra provincia Nicolas Phillipott e Rocco Agostino (nella foto, al centro), provenienti da Melbourne in Australia, ma con parenti italiani, e Sara Johnson che viene invece dalla Svezia, non possono che confermare l’idea che si erano già fatti. «Ero già stata in Italia in vacanza – racconta Sara, 25 anni, studentessa di economia -. Mi piaceva l’idea di venire in una piccola città e devo dire che Castellanza soddisfa le mie apsettative». Impatto invece un po’ diverso per i due ragazzi australiani, tutti e due ventenni, iscritti a Giurisprudenza ed Economia. «La nostra è l’università più grande dell’emisfero sud (La Trobe University, ndr), si estende su un’area di tre chilometri per tre chilometri e ha più di 30mila iscritti. Noi, ad esempio, pur venendo entrambi da li, non ci conoscevamo. Insomma, per noi Castellanza e l’ateneo sono grandi come…una casa! Ma ci piace e speriamo di girare per tutta l’Italia in questi mesi». Per il momento insieme all’associazione che si occupa degli studenti stranieri, ESN –Erasmus student network, hanno visitato Varese, il Sacro Monte («difficile la salita, ma il panorama è stupendo» commenta Nicolas) e Como. «Abbiamo avuto un’accoglienza stupenda – ci raccontano – sia da parte dell’ufficio competente che degli studenti».
Divertimento a parte (che «di un progetto Erasmus deve far parte, ma senza dimenticare che sono qui per studiare e non voglio certo ripetere gli esami in Australia» spiega Rocco) – i tre ragazzi stanno frequentando il corso obbligatorio di italiano e hanno appena iniziato le altre lezioni. «Il sistema italiano è diverso da quello australiano – raccontano Nicolas e Rocco – dove le lezioni sono spezzate in due parti, la spiegazione e la discussione. Per ora comunque ci siamo trovati bene, ma il clima è rilassato anche perché non ci sono esami. E poi Castellanza ci piace, è una piccola città ben organizzata in cui non c’è tutta la fretta che c’è a Melbourne». Parla di relax anche Sara quando racconta che «qui, a differenza della Svezia, ci sono più regole e le lezioni vanno seguite. Ma in generale c’è un’atmosfera tranquilla. Ero molto agitata prima di partire soprattutto perché avevo paura di non riuscire e parlare, ma mi accorgo che già capisco piuttosto bene».
Quando ci salutiamo tutti e tre gli studenti tornano a lezione o ai loro libri, in attesa del weekend e del prossimo viaggetto alla scoperta dell’Italia.
Divertimento a parte (che «di un progetto Erasmus deve far parte, ma senza dimenticare che sono qui per studiare e non voglio certo ripetere gli esami in Australia» spiega Rocco) – i tre ragazzi stanno frequentando il corso obbligatorio di italiano e hanno appena iniziato le altre lezioni. «Il sistema italiano è diverso da quello australiano – raccontano Nicolas e Rocco – dove le lezioni sono spezzate in due parti, la spiegazione e la discussione. Per ora comunque ci siamo trovati bene, ma il clima è rilassato anche perché non ci sono esami. E poi Castellanza ci piace, è una piccola città ben organizzata in cui non c’è tutta la fretta che c’è a Melbourne». Parla di relax anche Sara quando racconta che «qui, a differenza della Svezia, ci sono più regole e le lezioni vanno seguite. Ma in generale c’è un’atmosfera tranquilla. Ero molto agitata prima di partire soprattutto perché avevo paura di non riuscire e parlare, ma mi accorgo che già capisco piuttosto bene».
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