I legali di Caianiello e Miano: “Finalmente il processo, siamo sereni”
Stefano Besani e Cesare Cicorella si dicono "sereni" e convinti che l'estraneità ai fatti contestati ai rispettivi assistiti emergerà dalla verifica dibattimentale
Sono sereni i legali di Nino Caianiello e Piermichele Miano, rinviati a giudizio per concussione in concorso. Le accuse contro di loro, all’epoca dei fatti contestati segretario provinciale di Forza Italia il primo, progettista del supermercato Esselunga il secondo, derivano dalle dichiarazioni dell’imprenditore gallaratese Leonida Paggiaro, vincitore dell’appalto per la costruzione del negozio di fronte allo stadio in via Pegoraro. Paggiaro nella primavera del 2005 accusò Caianiello e Miano di aver preteso una tangente da 400mila euro per "facilitare" la pratica della concessione edilizia per il centro commerciale nell’area delle ex manifatture Maino. Dopo un lungo iter fatto di slittamenti, rinvii e turn over di magistrati, il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Busto Arsizio Cristina Marzagalli ha deciso per il rinvio a giudizio.
«Siamo contenti – esordisce l’avvocato Stefano Besani che cura gli interessi legali di Nino Caianiello -. Siamo da tempo consapevoli che l’unico luogo per chiarire la totale estraneità del mio assistito è il collegio dibattimentale. C’è soddisfazione per la convocazione ravvicinata della prima udienza al 16 dicembre: è passato fin troppo tempo, finalmente possiamo fare il nostro lavoro. Al tempo dei fatti contestati Caianiello non era né assessore né sindaco: sarà uno dei punti chiave da chiarire. Siamo sereni». Tranquillo anche Cesare Cicorella, legale dell’architetto Piermichele Miano: «Affronteremo il processo visto che il giudice ha deciso che fosse necessaria la verifica dibattimentale – spiega -, cosa che per altro era già scritta da tempo. Siamo sereni e tranquilli, convinti che emergerà tutta la verità in questa vicenda. Ricostruiremo i fatti e punteremo soprattutto sulla posizione che il mio assistito ricopriva, vale a dire quella del progettista incaricato dallo stesso signor Paggiaro. Come si sa il progettista ha tutto l’interesse a che il suo datore di lavoro non abbia ostacoli, quindi tutta la vicenda mi sembra paradossale».
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