“Il centro riciclo lo facciamo noi”

Il sindaco Pier Angelo Paganini "piacevolmente sorpreso" da quanto ha visto a Vedelago: "cercherò di convincere i Comuni del circondario a valutare questo modello e a trovare uno spazio per un impianto"

Mentre Busto Arsizio volta le spalle a Vedelago e tira dritto per la strada dell’incenerimento sine die, con l’emergenza rifiuti agitata a mo’ di spauracchio, il Comune accanto la pensa diversamente. Quel Comune è Dairago, 5500 abitanti, i più esposti in assoluto, forse più di Borsano stessa, ai fumi di ricaduta dei camini dell’inceneritore. Il colmo è che Dairago non fa parte dell’ex consorzio Accam; a metà anni Settanta fu deciso così. Da allora il paese, pur non vedendo direttamente i camini, è in pieno sulla traiettoria dei venti prevalentie si becca la ricaduta dei fumi, in verità oggi molto meno preoccupante di ieri, dell’impianto. Il sindaco Pier Angelo Paganini, in carica in pratica dal 1993 con una breve interruzione dal 2001, è stato a Vedelago il mese scorso e ne è tornato piuttosto entusiasta. Ha potuto vedere con i suoi occhi l’organizzazione del centro veneto dedito al riciclo integrale dei rifiuti. «Noi facciamo già il 60% di raccolta differenziata» spiega. «Quel modello richiede che si raggiunga il 70 o 75, e non è certo impossibile. Ciò che resta nel sacco nero, che oggi con gli altri Comuni del nostro bacino dobbiamo mandare fino a Brescia, lì viene aperto e ulteriormente selezionato. Alla fine resta solo un 3-4% "irrecuperabile" che con procedimenti di estrusione trasformano in materiale riutilizzabile per creare vari oggetti o anche elementi di arredo urbano». Paganini, moderato, di formazione tecnica, si dichiara un adepto della tecnologia, «anche se non certo un verde» nel senso politico del termine. Alla salute dei cittadini (e sua) ci tiene: «Sempre ina gosto ho scritto alla nostra Asl che copre Legnanese, Magentino e Abbiatense, chiedendo uno studio epidemiologico. È un fatto che in tutta questa zona della Lombardia abbiamo per varie cause un elevato tasso di tumori». E la presenza dell’inceneritore a un paio di chilometri in linea d’aria dal centro dell’abitato non rassicura: se non oggi, con emissioni controllate e comunque da ridurre tassativamente (per questo è in programma il revamping), un tempo la situazione era davvero preoccupante. «Nel ’94 l’impianto più volte sforò i limiti sulle diossine e dovette chiudere per un periodo» ricorda Paganini. «E vedo che a Busto si continua a rinviare la data della chiusura di un inceneritore che è sul territorio da quasi quarant’anni. Prima 2013, poi 2019, ora 2025… Noi in Accam avevamo anche tentato di entrare, ma senza troppo farci illusioni (al momento, convenzione alla mano, non è possibile: nessun nuovo Comune può aderire); abbiamo sempre seguito le vicende di Borsano, siamo in contatto con il Comitato».
Detto quanto sopra, quali le intenzioni del sindaco? «Ci muoveremo in due fasi. Prima di tutto andremo a chiedere a Crescentino, in provincia di Vercelli, dove costruiranno un centro sul modello di Vedelago, di accettare i nostri rifiuti, in modo da verificare la funzionalità, i costi, e così via, per tutto il nostro bacino di riferimento che ha circa 45.000 abitanti. In seguito cercheremo di convincere i nostri vicini, da Busto Garolfo a Parabiago, a trovare insieme uno spazio per un impianto di riciclo integrale di questo tipo. Intanto ho chiesto anche un appuntamento con il sindaco di Busto Arsizio, che non potendo mi ha "girato" all’assessore Castiglioni».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 11 Settembre 2009
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