Il Pd in bici pensa al futuro della città

In sella tra centri commerciali abbandonati, fabbriche che resistono e piste ciclabili da rivedere

Un tour in giro per la città, per vedere e discutere sulle scelte compiute negli ultimi anni, ma anche per vedere con mano la realtà del lavoro e della produzione. L’iniziativa è stata promossa dal Pd gallaratese, che ha scelto come mezzo la bicicletta per mostrare le potenzialità delle due ruote in città.
Una ventina i partecipanti, militanti (e un consigliere comunale, Marco Casillo), ma anche qualche cittadino che ha voluto provare con mano le ciclabili cittadine. «La mobilità in città – spiega Giovanni Pignataro, segretario cittadino dei democratici – è pensata più per le auto che per ciclisti e pedoni: la ciclabilità non è fatta solo dalle piste ciclabile, ma anche da altri interventi, ad esempio la possibilità di prevedere il doppio senso di circolazione per le bici in alcune strade a senso unico, magari rinunciando ad alcuni parcheggi». Tra i punti "testati", Viale Lombardia e Piazza Risorgimento, due zone su cui si è intervenuto negli ultimi anni con scelte che hanno fatto discutere.

Il "Giro di Gallarate", infatti, non voleva solo proporre solo una verifica sul campo della mobilità su due ruote, ma anche una riflessione sulle scelte fatte e sui problemi della città, anche quelli (come il lavoro ai tempi della crisi) che si inseriscono in un quadro più ampio.  «Al centro commerciale Il Fare – continua Pignataro – siamo andati perchè è un luogo che rappresenta la conversione da un sito produttivo ad al terziario realizzato con molti errori: un intervento sbagliato che ha comportato modifiche viabilistiche che hanno tagliato in due il quartiere». Un intervento che fa discutere anche perchè il gigantesco complesso è oggi semiabbandonato, dopo la chiusura e in attesa del rilancio. «Una signora che abita di fronte al centro commerciale ha chiesto perchè debba avere le automobili in sosta davanti a casa, quando davanti c’è un parcheggio da 650 posti di proprietà comunale». Inaccessibile e chiuso da reti da quando il Fare ha cessato l’attività. «Abbiamo criticato il progetto, ma oggi richiamiamo l’attenzione su un intervento minimo: la riapertura dei parcheggi (nella foto), che sono di proprietà comunale e che sarebbero utili anche ai pendolari».  Da Sciarè il gruppo si è spostato anche ad Arnate. Non solo per percorrere la ciclabile della tangenzialina, ma anche per "visitare" lo spazio concesso temporaneamente dalla parrocchia alla comunità musulmana

Ma il tour su due ruote ha toccato anche alcuni luoghi di lavoro, aziende che ancora – nonostante la crisi – tengono duro, portando avanti la tradizione delle industrie meccaniche e tessili locali. Tra le aziende visitate, una camiceria d’alta qualità che lavora ancora all’interno degli storici edifici della Carminati, a Cascinetta. «Stupisce il fatto che Gallarate era un posto dove si veniva per lavorare, interi quartieri – come la cascinetta – sono cresciuti intorno alle fabbriche. Abbiamo assistito ad un processo che partendo dalla crisi del tessile ha portato ad una economia terziaria e "immobiliare" e ha fatto sì che Gallarate sia diventata una città dove si viene a dormire: rischiamo di essere non una città produttiva, ma un dormitorio. C’è l’esigenza di una progettualità diversa, che sappia individuare un nuovo ruolo per la città». Un ruolo e una storia datte di passione e competenza, raccontate dalle mura, spesso totalmente abbandonate, delle grandi fabbriche gallaratesi.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 14 Settembre 2009
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