La Lombardia sta bene ma ha bisogno di cambiamento
Dal libro di Marco Alfieri una stimolante discussione sul futuro della Lombardia: declino o rilancio? Dipende da tutti noi
Marco Alfieri ha raccontato in un libro (La peste di Milano) che sta facendo discutere, il declino della città. I suoi sono dati sono oggettivi, la sua tesi è che il declino di Malpensa e i ritardi dell’Expo siano il segno di un indebolimento dello stile di governo ambrosiano, pragmatico, riformista ed efficiente; che Milano si sia romanizzata, nel senso che la politica di corto respiro e gli interessi privati senza mediazione pubblica stiano condizionando un futuro asfittico e senza progetti.
Sono in tanti, a credere a questa tesi, che Milano (e
I politici che ne hanno dibattuto, alla festa di Varesenews, hanno tutti un respiro regionale, siedono in consiglio al Pirellone, e hanno con Alfieri un rapporto dialettico: Stefano Tosi (Pd) condivide le analisi del giornalista, che era in verità partito anche da una provocazione forte e cioè che il governo della Lombardia è caratterizzato da un fare e disfare della maggioranza di centrodestra; e che, senza opposizione di centrosinistra, si trova a farsi opposizione da sola, e a divenire più litigiosa che mai. Tosi tuttavia dice che se ne esce dando al Pd e al centrosinistra una nuova cultura di governo capace di leggere i problemi; dicendo la verità, e organizzando relazioni con il territorio che tengono conto del paese reale; per esempio, sapete che in Lombardia vi sono stati 1 milioni di abitanti in più negli ultimi 10 anni? Tutti cittadini che hanno bisogno di scuola, sanità, trasporti nuovi e meglio organizzati. Ma c’è anche bisogno di una cultura progressista che accetti il fatto che “siamo ormai in una società di proprietari, l’80 per cento dei lombardi ha la casa di proprietà e ci sono 900mila imprese, magari molto piccole, a cui bisogna parlare”.
Sull’altra parte della barricata, l’assessore Raffaele Cattaneo, amichevolmente risponde ad Alfieri che il suo è un “libro piagnone”, e che la lettura di una Lombardia in declino è vista con lenti deformanti, insomma un po’ viziata all’origine. Mentre Cattaneo vede da un lato un grande sforzo nello sviluppo delle infrastrutture, dall’altro alcune divergenze tra i partiti di maggioranza che vengono enfatizzate mentre in realtà non sono così drammatiche.
Alfieri invece aveva visto proprio nella vicenda delle divisioni politiche dell’Expo uno dei segni lampanti della decadenza milanese: la città ha vinto l’assegnazione dell’Expo ma ha impiegato più di un anno a litigare perché la politica non decideva chi dovesse guidare, e come, la società di gestione.
Mario Agostinelli (Sinistra e libertà) è più drastico, dice che in Lombardia non si parla di problemi enormi come l’ambiente (“nel 2012 se non si rispetta Kyoto pagheremo 21 euro di multa al secondo”). E ha rivelato che il prossimo consiglio regionale non è stato convocato per parlare della crisi, ma della caccia (“E’ incredibile, non ci credevo”). Agostinelli ha anche accusato
C’è anche una parte, nel libro di Marco Alfieri – in cui si analizza
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