“Preparato e prudente”: gli amici piangono Alessandro Pivetta

Al Delta Club non c'è pace per la scomparsa del 33enne, perito nello schianto del suo deltaplano. Difficile capire le cause dell'incidente: l'aria era "mossa", una condizione che non impedisce di volare in sicurezza

Sono ancora ignote le cause del tragico incidente aereo avvenuto sul Sasso del Ferro nel pomeriggio di domenica 6 settembre, costato la vita ad Alessandro Pivetta, 33enne di Guanzate nel Comasco. Sul caso la magistratura ha aperto un fascicolo, ma l’interrogativo su quel che è accaduto rimbalza anche negli ambienti del volo libero, colpiti dalla tremenda notizia.

Secondo gli esperti del Delta Club Laveno, l’associazione di cui faceva parte Pivetta (nella foto), non si può escludere alcuna delle cause d’incidente tipiche in questi casi. Errore umano, cedimento strutturale, malore, turbolenza improvvisa: sono tanti i motivi per cui Pivetta potrebbe essere precipitato sul tetto del Ristorante Albergo Funivia che si affaccia con la sua terrazza sul Lavenese e sul Lago Maggiore. «Alessandro non era certo un principiante, volava da diversi anni con un’ala di tipo intermedio e non era uno sprovveduto» spiega un dirigente del Club, prostrato dal dolore per aver perso un amico prima che un associato. «Inoltre era un grande atleta, preparato dal punto di vista fisico; anche per questo ci ha stupito quello che è successo».
Le condizioni meteo di domenica non erano le migliori possibili, come accade quando il giorno precedente è caratterizzato da vento da Nord e da qualche turbolenza. Nel gergo si dicono "mosse", ma non precludono assolutamente l’esercizio del volo. «Sabato, il giorno in cui c’era vento, non si è levato in volo nessuno; domenica invece non c’erano problemi particolari tant’è vero che in quella zona si sono lanciati in parecchi» spiegano dalla club house di Laveno.

Gli appassionati del volo libero fanno inoltre notare come l’incidenza di episodi simili sia – per fortuna – molto bassa. «Nei weekend migliori dal punto di vista metereologico, quindi quelli di primavera ed estate, volano anche più di cento persone che si lanciano dal Poggio Sant’Elsa, dal Monte Nudo e per quanto riguarda il parapendio anche dalla cima del Sasso del Ferro. Basta pensare che tra la nostra associazione e l’altra che ha sede qui, il Volo Libero Lago Maggiore, ci sono circa 250 piloti. Moltiplicando questi numeri per i tanti fine settimana di attività e per i tanti anni in cui siamo presenti si capisce bene quanto sia alta l’attenzione alla sicurezza. Certo, sappiamo che è un’attività più pericolosa che giocare a tennis, ma non sarebbe giusto colpevolizzare la nostra disciplina».
Il relitto del deltaplano intanto è stato sequestrato dai Carabinieri, titolari delle indagini e sarà sottoposto al giudizio degli esperti mentre si è in attesa dell’autopsia per stabilire la data dei funerali che potrebbero essere giovedì o venerdì.
Rimane così solo un grande vuoto, quello lasciato da Alessandro. Un ragazzo che gli amici del Delta Club hanno voluto ricordare mettendo il suo volto sorridente sulla prima pagina del sito dell’associazione.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 07 Settembre 2009
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