Semaforo verde per Accam: si tratta con regioni e provincia, chiusura al 2025
Mandato al sindaco da una maggioranza compatta. Dura presa di posizione contraria del Partito Democratico: "Quindici anni di parole al vento, siamo il rifiuto della provincia"
Venti milioni di euro dalla Provincia, tre-quattro milioni dalla Regioni, a coprire il 30% delle spese preventivate per il teleriscaldamento (che dovrebbero essere sui dieci milioni): questa l’offerta per bilanciare l’ancoramento del futuro di Borsano (e delle confinanti Bienate e Dairago) all’inceneritore Accam, con il prolungamento della convenzione che lega a Busto Arsizio la società di gestione, partecipata da 27 Comuni varesotti ed altomilanese, di altri sei anni (minimo), fino al 2025. Una mozione di indirizzo, quella del PdL, che la maggioranza porta avanti con agio, venti voti (incluso quello di Cislaghi, tecnicamente all’opposizione ed ex dipendente Accam) contro nove, ma a fronte di una minoranza duramente contraria. Il PD, spesso punzecchiato da sinistra come “soft”, non solo esce allo scoperto in modo molto chiaro e netto, ma insorge con una contromozione al grido di «Non saremo la pattumiera della provincia», e accusa la maggioranza di essere «codina, ipocrita» e priva di coraggio, tanto da arrivare in aula con una mozione piuttosto che con i documenti seri: contratto di locazione con Accam (convenzione), accordo di programma con regione e provincia. «Quindici anni di parole al vento, prendiamo sberle da Gallarate e Varese, ora siamo il rifiuto della provincia e siamo trattati da tali, state prendendo in giro la città»: così il capogruppo Mariani, rammaricato di «averci messo la faccia, con tanti mal di pancia», nel tentativo di ragionare assieme. «Utopie, Vedelago tratta un solo tipo di rifiuti. Qui si cerca di fare di una questione da trattare in modo razionale una di scontro politico» ribatterà l’ex sindaco Gianfranco Tosi per la Lega Nord. Per il resto, un muro contro muro estenuante e privo di sbocchi.
I consueti tenaci oppositori dell’inceneritore – i Rosa, Fontana, Corrado – controemendano la proposta di maggioranza rigettando l’ipotesi di ogni prolungamento della “fatale” scadenza della convenzione. Aspra e ripetuta anche la contestazione del comitato anti-inceneritore di Borsano, con grida di «vergogna, venduti» e simili all’inidrizzo della maggioranza, fino al "cartellino rosso" estratto dal presidente del consiglio comunale Speroni. Questi accoglie tranquillo anche la proposta di referendum lanciata dall’ex sindaco Rosa, alla luce del totale fallimento dell’unico tentativo di quel tipo finora fatto, «purchè se ne accetti poi il risultato».
Una mozione (il testo è l’ultimo punto in fondo a questo documento in pdf, si notino i contenuti decisivi nell’ultimissima riga), quella presentata dal PdL e pro forma cofirmata dalla Lega, che dà mandato al sindaco di rivolgersi a provincia e regione sulla base del quadro di cui sopra, più una serie di garanzie e promesse già sentite e non mantenute, per le opposizioni. A differenza di quando negò il mandato al sindaco per trattare su questi temi, innescando la crisi culminata nella farsa delle sue dimissioni e "rimissioni" pubbliche, la Lega approva, si mormora nei corridoi, “a condizione di”. Ossia a patto che dal 1° ottobre scatti nei fatti l’esternalizzazione dei servizi comunali, un traguardo lungamente inseguito e che darà sostanza a quel “Comune bis” tanto voluto dal Carroccio sotto forma di Agesp Servizi, cui viene affidata in house la gestione di una sostanziosa fetta delle attività di Palazzo Gilardoni – con il relativo personale, comandatovi direttamente dal Comune. Parlare di un do ut des fra alleati non è azzardato. Sulla cosa il PdL è tiepido, se non critico, con il solito puntiglioso Diego Cornacchia che rileva una brutta aria a livello di corte dei Conti e UE intorno a questa prassi. Nondimeno, anche questa è fatta. Mercoledì è già un altro giorno, e l’assemblea dei dipendenti comunali dovrà affrontare anche quest’altro nodo, che causa non poche perplessità.
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