Sicurezza: una parola, mille significati

A convegno con i Lions davanti agli studenti di alcune scuole superiori. Dal lavoro all'ordine pubblico, i molti aspetti di un concetto forse abusato

Sicurezza, parola fin abusata, ma dai mille significati, tutti degni di essere analizzati e approfonditi. Lo si è fatto oggi, sabato 26 settembre, in un convegno ai Molini Marzoli organizzato dal Lions club Busto Arsizio. Pubblico in prevalenza giovanissimo, con gli studenti di quattro istituti superiori di Busto Arsizio e Gallarate a riempire mezza sala. Difficile dire se un’occasione del genere abbia contributo più a chiarire loro le idee o a confondergliele, di certo avranno imparato che quando si ascolta questa parola bisogna rizzare le antenne e imparare a decodificarla. Può voler dire di tutto: dall’ordine pubblico alle questioni che agitano il mondo del lavoro. Gli anglosassoni distinguono safety da security, noi abbiamo una parola sola. E per non far torto a nessuno i Lions (“Liberty, Intelligence, Our Nation’s Safety”) hanno generosamente abbondato in inviti “a trecentosessanta gradi”, per una panoramica completa di insolita ampiezza. Non avrebbe forse guastato una maggiore presenza delle forze politiche, dell’amministrazione e anche dell’opposizione, che sulla sicurezza spesso bastona, come osservava uscendo il sempre mordace avvocato Diego Cornacchia, consigliere del PdL e “lionista”. Del caleidoscopio di saluti e interventi coordinati dal sindaco emerito Gian Pietro Rossi, riportiamo alcuni come di spunto di riflessione.

– Sicurezza per le tasche

Il capitano della Guardia di Finanza Diego Serra ricapitola quanto si fa per fare argine ai lupi che minacciano i portafogli di chi lavora onestamente. Fra i punti che è andato a sottolineare spicca il pericolo dell’usura. Con la crisi lo strozzinaggio non ha fatto che impennarsi. Di fronte alle porte chiuse delle banche (dove, da definizione, ti prestano denaro solo a condizione che dimostri di non averne alcun bisogno), in tanti, soprattutto i più bisognosi, che non hanno possessi immobiliari da dare in garanzia, hanno finito per mettersi nelle mani degli usurai. Spesso, aggiungeva il capitano, condottivi da conoscenti. Per poi creare quel rapporto malsano per il quale lo strozzino diventa l’unico referente in grado di ascoltare i bisogni a darvi risposta. Una trappola, naturalmente: quella che pare miele è colla, uscirne è difficile. Debito segue a debito, poi è il tempo delle minacce, delle attività chiuse e cedute. E il tessuto criminale si infiltra nell’economia onesta anche così, riciclando i proventi illeciti.
Un altro fenomeno in crescita, nel mondo virtuale di Internet stavolta, è il furto d’identità. Anche la sicurezza informatica è capitale di questi tempi. Non date quindi in giro le vostre password, e non aprite e-mail “strane” che possono contenere virus autoinstallanti in grado di carpire il vostro accesso a Facebook… o l’accesso ai vostri conti on-line.

– Sicurezza in città

«Busto è città sicura». Così l’assessore alla sicurezza Walter Fazio, anch’egli presente prima di tutto come “lionista”. Da ex questore, non gli manca certo la conoscenza e competenza nel settore. Lo Stato c’è sul territorio, ricorda, vigila e contrasta anche la criminalità organizzata, come si è visto con l’operazione Bad Boys del marzo scorso che ha colpito la “locale” di ‘ndrangheta insediatasi nella zona. Per quanto attiene la microcriminalità che tanto angustia soprattutto donne e anziani, i soggetti più a rischio, l’assessore ricorda che le centrali operative delle forze dell’ordine sono interconnesse e garantiscono una copertura continua della città, anche grazie all’occhio elettronico delle telecamere e alle pattuglie di vigili nei quartieri. Si monitorano anche i pubblici esercizi, proprio contro ogni fenomeno estorsivo. C’è poi il capitolo delle aree degradate da vigilare e recuperare. «Busto è multietnica e accogliente» dice Fazio. Ci sono quasi seimila stranieri (per la precisione 5709 a fine 2008), altri arriveranno. «Il fenomeno è da governare razionalmente, senza demagogia né allarmismi». Dopo i ringraziamenti sinceri a forze dell’ordine e Protezione Civile l’invito a tutti gli onesti è a «occupare il territorio, per non lasciarlo a chi vuole impadronirsene».

– Sicurezza sul lavoro

Il presidente nazionale dell’INAIL, Marco Sartori è bustocco e leghista, e la forza delle radici di piccolo imprenditore lo trascina a parlare della crisi, di come il sistema delle imprese tenga duro attendendo che l’ondata passi, di come le banche stiano finalmente realizzando che le severe regole dette Basilea II «non sono adatte a un sistema economico basato su piccole e medie imprese». Per gli incidenti sul lavoro INAIL fa molto, dice Sartori: e se nel 1963 si contavano 4600 morti, oggi siamo a 1100. Dal 2001 al 2008 gli incidenti sono calati del 20%. Sono ancora troppi perchè «in molti dimenticano i rischi», in particolare in edilizia, dove vige ancora «la cultura del cappellino di giornale» piuttosto che del caschetto. Complicata dall’estensione del lavoro nero, che porta al paradosso che gran parte dei morti, ormai, «erano al primo giorno di lavoro. Ufficialmente». Non conviene cercare il profitto a tutti i costi sulla pelle degli altri, avverte il presidente di Inail: le conseguenze umane sono drammatiche, quelle legali pesanti. E non sono accettabili infortuni che si possono evitare. Poi, «è solo un 7% di aziende quello in cui si registrano infortuni» dice, ma è una statistica che non consola. La strada da fare è sempre tanta, e INAIL si sta impegnando con corsi di formazione proprio per chi entra nelle professioni più a rischio: edilizia, metallurgia, meccanica, eccetera. Il tutto riducendo il proprio personale, da circa 12.000 a poco più di 10.000 in due anni, in nome dell’efficienza, di cui Sartori lamenta brunettianamente la perdurante mancanza nelle pubbliche amministrazioni («lo Stato da solo ‘media’ il 50% del PIL»).

– Sicurezza del marchio

Qui parla il settore tessile-abbigliamento, con Michele Tronconi, presidente di Sistema Moda Italia e già con importanti esperienze anche in Europa. «Sicurezza di acquistare il futuro» dice Tronconi: è quello che ci vuole. L’economia è un po’ una lotteria, ma oggi la vince… chi non compra il biglietto, fatto di regole fiscali, commerciali, sindacali, ambientali, sanitarie. Prevale chi non le rispetta, «chi non ha internalizzato questi costi» (cinesi, delocalizzati, evasori, “furbi” ecc). Il capitalismo selvaggio, diremmo noi, schiaccia quello regolato. «Andare a fare la spesa è un po’ come votare» aggiunge. Il consumatore deve tornare a poter scegliere anche sulla base del come è stato realizzato il prodotto. «La marcatura d’origine è un concetto nato per le dogane, per i dazi, noi la chiediamo invece per il consumatore, perché sappia cosa ha di fronte». E comprenda che il prezzo non è una variabile indipendente. E che risparmiare oggi può voler dire piangere domani. «Il presente è travolto da questa crisi venuta dalla finanza americana: se ne esce solo cambiando, con le regole e con la trasparenza».

– Tecnologia al servizio della sicurezza

Una pioggia di esempi, un interesante excursus: da quelli antiantincendio presentati da Nico Zorzetto, direttore marketing di Sanco spa, alle mille applicazioni tecniche presentate con linguaggio semplice e chiaro dal docente del Politecnico milanese Alfredo Cigada. Dalle telecamere di sorveglianza alla sicurezza negli stadi o nei trafori autostradali, dai sensori “intelligenti” per pneumatici e strutture portanti ai raggi X ad altissima frequenza che letteralmente “denudano” i viaggiatori ai check-in (proibiti in Europa per la privacy…), fino alle classiche casseforti e all’ausilio alla medicina legale, gli svariati campi della ricerca universitaria sul tema. Non senza una diretta e secca risposta a Sartori: «Siamo un’amministrazione pubblica anche noi, e funzioniamo». Statale non vuol dire inefficiente, insomma. E poco ma sicuro, vuol dire sicurezza. Dalla teoria alla pratica.

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Pubblicato il 26 Settembre 2009
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