Ufficio che ride, morale e motivazione che si alzano

Secondo una ricerca Sda Bocconi presso 1860 impiegati nel mondo lo humour è molto utilizzato (98%) e apprezzato (99%), creando gruppo e potenziando la leadership. Negli uffici italiani scarseggia il politicamente corretto

Aria di crisi in ufficio? Con una risata si solleva il morale tra colleghi e ne beneficia anche lo status del capo. L’umorismo infatti è molto apprezzato dagli impiegati e non influisce negativamente sulla loro performance come spesso creduto. Lo rivela uno studio di Marco Sampietro, docente della Sda Bocconi, che ha coinvolto 1.860 persone impegnate nel project team management in aziende in Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, USA, Russia e Giappone. Gli uffici italiani, intanto, si distinguono per il più alto utilizzo di humour a sfondo sessuale, religioso e delle parolacce.
Dai dati emerge che in Europa e USA lo humour è utilizzato con una buona frequenza dal 98% degli intervistati, dal 95% in Russia e dal 92% in Giappone dove la cultura nazionale e aziendale percepisce il lavoro in modo maggiormente serioso. Il 99% in Europa e USA dichiarano poi di apprezzare l’umorismo durante le ore lavorative (il 98% in Giappone e 97% in Russia).
“Il valore dello humour sembra veramente essere un fenomeno universale, sebbene in modalità differenti,” spiega Sampietro. “Emerge, inoltre, che la donna ha assunto un ruolo molto più propositivo nell’umorismo in azienda. Gli studi degli anni 70, infatti, indicavano la donna come propensa ad apprezzare lo humour ma poco attiva nel proporlo mentre le differenze con gli uomini oggi sono minime.”
Per quanto riguarda gli effetti che lo humour può avere nelle organizzazioni sembra che, nella maggior parte delle situazioni, male non faccia, anzi. Su una scala da 1 a 7, gli intervistati dichiarano in media che lo humour abbia un impatto positivo del 5,6 sul morale del gruppo, del 5,5 sulla coesione del gruppo e del 4,8 sulla motivazione a raggiungere un obiettivo.
Emerge poi come la leadership percepita non sia intaccata dall’utilizzo dello humour ma al contrario ne sia potenziata (in media impatto positivo del 5,1 su scala da 1 a 7). Questo risultato risponde al dubbio di alcuni manager se lo humour possa essere allineato al loro status di leader oppure lo metta in discussione. Più che essere in prima persona divertenti, questi leader permettono e agevolano lo sviluppo di situazioni umoristiche, migliorando il clima lavorativo e riducendo lo stress.
Anche nella gestione dei conflitti lo humour sembra essere un alleato prezioso (in media impatto positivo del 5,2 su scala da 1 a 7). Un messaggio proposto in maniera umoristica, infatti, viene percepito come meno offensivo e diretto, mantenendo comunque intatto il significato originario. Lo humour dimostra di essere efficace anche nella negoziazione (in media impatto positivo del 5 su scala da 1 a 7): una richiesta o un cambiamento ha più probabilità di essere accolta se proposta in modo umoristico.
«Bisogna però stare attenti all’utilizzo di questi risultati positivi sulla performance. Un conto infatti è notare come lo humour possa avere degli effetti positivi, un altro è pensare ad una strategia di miglioramento delle performance basata su una sorta di terapia dello humour,» spiega Sampietro. «Se le condizioni iniziali dell’organizzazione sono distanti dal concetto di ‘benessere organizzativo’, prima di passare ad azioni mirate in tal senso, forse sarebbe meglio accontentarsi di tollerare questa dimensione dell’espressione umana.»
Analizzando poi i dati relativi ai singoli paesi emergono alcune differenze nell’ utilizzo dell’umorismo in ufficio. L’Italia si distingue per il più alto utilizzo di humour basato su allusioni sessuali, sulla religione, sulle differenze culturali e sul prendere in giro i colleghi e per essere seconda solo alla Francia nello scherzare sulle differenze tra i sessi. Si delinea dunque una scarsa diffusione dello humour politicamente corretto.
Lo humour in ufficio si conferma comunque un fenomeno universale con delle eccezioni dovute alle culture dei paesi e delle aziende (in Russia scarseggia il prendere in giro se stessi, negli USA certi temi sono decisamente tabù), con le battute su temi percepiti come neutrali (come il gioco di parole) quelle più diffuse.
«Sembra proprio che lo humour possa giocare un ruolo importante e positivo all’interno delle aziende ed essere inserito a pieno titolo tra gli strumenti di management – non come nuova moda però ma come un’ulteriore variabile,» conclude Sampietro. «Ma con le dovute attenzioni. Per esempio, lo humour tende ad abbassare la percezione del rischio e dunque per una decisione veramente critica è meglio lasciare da parte l’ilarità. E in ambito internazionale bisogna fare attenzione: alcuni argomenti potrebbero essere tabù e portare a risultati opposti rispetto alle intenzioni.»

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Settembre 2009
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