Un contratto, oltre le gabbie salariali”

Gianni Mazzoleni, segretario uscente di CNA Varese, commenta l'accordo siglato tra associazioni artigiane e sindacati per gli accordi di secondo livello

Un contratto unico dell’artigianato all’interno del quale vengano valorizzate le peculiarità  dei singoli settori. E’ l’auspicio della C.N.A. della Provincia di Varese  alla luce dell’intesa, firmata lo scorso 23 luglio da CNA, Confartigianato, Casartigiani, Claai, Cisl e Uil, che prevede la riduzione da sedici a nove delle aree contrattuali per il settore dell’artigianato.

L’accordo prevede un ruolo attivo degli Enti bilaterali per la gestione di aspetti importanti di welfare contrattuale, responsabilizzando imprese e lavoratori, per disegnare un modello sostenibile che possa spaziare dalla sanità integrativa alla previdenza, dalla formazione continua al sostegno al reddito, sull’esperienza della contrattazione decentrata e della bilateralità.

Si tratta, in effetti, di una  sostanziale conferma di quanto già sottoscritto nel 2004, quando venne modificato  radicalmente l’accordo del 1993 prendendo a riferimento non più l’inflazione programmata, ma quella concordata tra le parti. Questo meccanismo viene oggi perfezionato prevedendo l’utilizzo di un indicatore che sarà definito da un soggetto terzo.

Il nuovo accordo anticipa e supera temi di stretta attualità nel dibattito politico nazionale a proposito di contrattazione. Il federalismo contrattuale, presente da almeno vent’anni nel settore dell’artigianato, ha consentito lo sviluppo di interi sistemi produttivi basati sulle micro e piccole imprese ed ha consentito all’economia italiana di reagire più rapidamente ai mutamenti del mercato, con riflessi positivi tangibili sui livelli di competitività.

Dalla nuova intesa questo meccanismo risulta sensibilmente rafforzato, anche grazie alla rilevanza attribuita alle specificità regionali che, con l’accordo sottoscritto, non rimangono elemento aggiuntivo rispetto al contratto nazionale, ma che, per alcuni aspetti, possono essere sostitutive rispetto a quanto previsto nel CCNL.

In altre parole, la distribuzione della ricchezza, laddove prodotta, diventa il fattore primario per incentivare la contrattazione regionale e, con essa, tutto il sistema territoriale di relazioni sindacali dell’artigianato.

A questo punto, si profila la necessità di una nuova stagione per la contrattazione regionale che dovrà essere in grado di concretizzare  gli obiettivi raggiunti con il nuovo accordo, imprimendo così nuove spinte alle relazioni tra le parti e dando attuazione a un modello di relazioni sindacali dell’artigianato fortemente decentrato.

Un modello capace di valorizzare le peculiarità territoriali, dalla contrattazione al sistema degli Enti bilaterali regionali.

Proprio questi ultimi devono rappresentare la dotazione tecnica per dare risposte concrete alle necessità di imprese e lavoratori.

Con il nuovo accordo sottoscritto si è  ritenuto indispensabile strutturare un sistema che garantisse una base di prestazioni comuni in ogni regione italiana e che assicurasse il diritto per il sostegno al reddito anche per i lavoratori dell’artigianato. Si tratta di un progresso fondamentale, considerando che le imprese artigiane sono essenzialmente scoperte da ammortizzatori sociali ordinari.

La CNA è  fermamente convinta che il miglior sistema per rappresentare imprese e lavoratori dell’artigianato passi anche attraverso il rafforzamento della contrattazione che, se frammentata, rischia di essere troppo debole per ricevere adeguata attenzione da parte di tutti gli attori coinvolti. La riduzione dei CCNL dell’artigianato conseguita con l’accordo attuativo è sicuramente un traguardo importante, ma non rappresenta ancora l’optimum per garantire al comparto il riconoscimento del peso che riveste nel quadro dell’economia nazionale.

Per questo, è  importante proseguire il confronto per poter  arrivare un giorno a elaborare un contratto unico dell’artigianato all’interno del quale vengano valorizzate le peculiarità dei singoli settori, procedendo per forza di cose per fasi intermedie, come quelle previste dall’intesa dello scorso 23 luglio, con una prima razionalizzazione che prevede la riduzione da sedici a nove CCNL. Un’intesa importante, quindi, alla quale manca per altro la sigla della Cgil.

In proposito, vale la pena ricordare che le Associazione dell’artigianato hanno messo in atto ogni sforzo possibile per raccogliere intorno a questa intesa l’unanime consenso delle parti sociali. In questo senso, hanno operato per includere tutti i soggetti negoziali e tentare una difficile riforma in una congiuntura economica sfavorevole. Le incertezze che gravano su molti lavoratori impongono ulteriori prove di responsabilità da parte di tutti per la ricerca di soluzioni condivise ed efficaci di contenimento della crisi. La Cgil è un grande sindacato con cui la CNA  vuole mantenere un rapporto costruttivo, basato sulla comune volontà di sostenere lo sviluppo delle imprese anche attraverso la tutela dei livelli occupazionali. Per questo, è auspicabile  una rapida composizione di ogni divergenza, anche al fine di proseguire sulla strada di un riassetto dei sistemi di rappresentanza dei lavoratori.

 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Settembre 2009
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