Vaticano spa, i banchieri di Dio

Gianluigi Nuzzi (giornalista di Libero) ricostruisce il malaffare all'interno dello Ior e le spregiudicate operazioni finanziarie eseguite da prelati e monsignori

Venuto in possesso di documenti di monsignor Renato Dardozzi (1922-2003), per espressa volontà testamentaria: “rendete pubblici questi documenti affinché tutti sappiano quanto è accaduto”, Gianluigi Nuzzi (giornalista di Libero) ricostruisce fatti commessi da uomini che hanno approfittato di una mal riposta fiducia per compiere i loro affari. 
Snodandosi fra i legami di Marcinkus con Sindona (morto in carcere avvelenato da una tazzina di caffè) e Calvi (trovato impiccato sotto il Ponte dei Frati Neri a Londra) con lo scandalo dell’Ambrosiano, la crisi dell’Ior (Istituto per le Opere Religiose), e il conseguente danno d’immagine per la Chiesa, si arriva allo scandalo della maxitangente Enimont (fusione fra Eni e Montedison) che vede protagonista un Raul Gardini (morto suicida) con un progetto che tanto fa sperare industriali e politici in nuove sfide planetarie dimenticando i dissesti del settore. Ma i passaggi per chiudere l’accordo non sono proprio trasparenti. Anzi, affinché i politici si mettano d’accordo vengono promessi soldi a quasi tutti i partiti, andando a costituire quella che verrà poi chiamata la «madre di tutte le tangenti» il cui percorso ora, grazie alle carte messe a disposizione da monsignor Dardozzi, diventa chiaramente tracciabile.
Viene da chiedersi: perché monsignor Dardozzi ha aspettato la sua morte per rendere pubblico quanto aveva raccolto? Dice l’autore che “il suo sterminato archivio, che ricostruisce dall’interno le vicende finanziarie più tormentate della Romana Chiesa, non avrebbe potuto diventare pubblico prima”. Temeva per la propria persona? O cos’altro?
Il monsignore era uno dei pochi ammessi a pranzo con il Papa. Sorge spontaneo chiedersi se il Papa ne fosse al corrente o se queste operazioni fossero all’oscuro di Sua Santità mentre altre persone operavano all’ombra dell’IOR, sapendo che difficilmente qualcuno ne avrebbe messo in dubbio la buona fede dell’Istituto?
La precisazione fatta dall’autore “Questo non è un libro contro il Vaticano; è un libro che racconta fatti commessi da uomini che hanno goduto di fiducia mal riposta.” rimanda ad un’altra citazione, ormai già nel dimenticatoio della nostra memoria, firmata dall’allora cardinale Joseph Ratzinger (1977) “La Chiesa sta divenendo per molti l’ostacolo principale alla fede. Non riescono più a vedere in essa altro che l’ambizione umana del potere”. Ratzinger, che allora era prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede, si era già adoperato, senza riuscirvi, per far valere il principio di scomunica introdotto da Clemente XII nel 1738 contro gli appartenenti alla massoneria.
Altra parte importante di questo libro riguarda una seconda inchiesta, che parte nella primavera del 1998, iniziata dalla Procura di Roma: la nascita del “grande centro” (idea che di tanto in tanto sentiamo riaffacciarsi nelle cronache politiche del nostro paese) che stava per essere finanziata attraverso il riciclo di fondi neri custoditi all’estero nel periodo storico che va dal 1994 al 1998. Fatti e testimonianze inedite, raccolte dall’autore, raccontano spregiudicate operazioni finanziarie che avrebbero portato alcuni monsignori e alcuni prelati a sostenere la nascita di un nuovo grande partito di centro dopo la caduta della Democrazia cristiana, e perfino a riciclare i soldi della mafia.

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Pubblicato il 16 Settembre 2009
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