Accento meridionale al telefono, il sindaco leghista: “Si parli in italiano”

Ripresa dal primo cittadino una vigilessa che ha risposto con accento del Sud. Lei chiede l’esonero dal servizio, l'opposizione presenterà un’interrogazione. Candiani: “Non strumentalizzare”

“Ho solo chiesto che chi risponde al telefono parli in italiano”. Scoppia la polemica in Comune a Tradate dopo che nei giorni scorsi una vigilessa è stata rimproverata per aver risposto a una telefonata con accento troppo marcato. Accento di origini meridionali per la precisione. “Avevo io stesso chiamato in Comune – spiega il primo cittadino Stefano Candiani – e non avevo capito cosa era stato detto al telefono. Ho quindi chiesto al comandante della polizia locale maggiore attenzione a chi risponde al telefono”.
La questione è poi cresciuta in questi giorni. La vigilessa ha mandato una lettera al comandante Claudio Zuanon chiedendo di essere esonerata dal servizio di risposta al telefono. Luca Carignola, capogruppo Ulivo in consiglio comunale chiede chiarimenti: “La lettera solleva un problema all’apparenza molto grave e comunque troppo delicato per essere liquidato con qualche dichiarazione alla stampa – spiega -. La questione è sicuramente meritevole di approfondimento, e per questo presenteremo un’apposita interrogazione per il prossimo consiglio comunale”.
 
Candiani rifiuta qualsiasi accusa di razzismo: “Trovo sgradevole strumentalizzare un’iniziativa confinata ad aspetti di sollecitazione. Se la minoranza vuole fare polemica ci sto. Faccio una considerazione: nessuno ha censurato nessun altro, ho sempre preteso da parte di amministratori atteggiamenti di massimo rispetto e comunicazione nei confronti dei cittadini”. Soltanto la scorsa estate il sindaco aveva emesso anche una circolare che obbligava i dipendenti a un abbigliamento “consono al ruolo che ricoprono”.
La domanda che viene posta e se Candiani avesse dato la stessa attenzione a qualcuno che avesse usato il dialetto lombardo: “Non banalizziamo il tutto a questi livelli – risponde -. Si sta parlando della lingua italiana. Non pretendiamo che tutti conoscano i dialetti locali, situazione che sarebbe tra l’altro doverosa per chi viene a vivere nella nostra comunità. In questo caso parliamo dello standard, della lingua italiana. Chiedo rispetto di questo standard, non imparare la lingua locale. Se poi si tratta di un dipendente pubblico è un suo dovere conoscere lo standard. È una questione di rispetto nei confronti dei cittadini”.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Ottobre 2009
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