Bassetti: “Fate votare gli imprenditori”

Camera di Commercio e Associazioni imprenditoriali: sono stati due i grandi temi che hanno attraversato l'assemblea Confesercenti 2009, alla ricerca di una rappresentanza economica che non c'è

assemblea Confesercenti Varese 2009Sono stati due i grandi temi che hanno attraversato l’assemblea Confesercenti 2009, che si è svolta oggi, lunedì 16 novembre, alla palazzina della cultura di Varese. Il primo tema era già contenuto nel titolo dell’incontro e riguardava "la rappresentanza delle imprese e la rappresentatività delle associazioni imprenditoriali".
«Questo tema è una scelta coraggiosa, che coglie un problema reale – ha infatti sottolineato Raffaele Cattaneo – Perchè esiste un problema di rappresentanza e non solo per le imprese, ma anche per cittadini e lavoratori. Una rappresentanza è forte quando aiuta il singolo nei confronti del potere dello Stato. Se io non sono solo è perché sono difeso da serie di corpi intermedi che mi difendono: la prima mossa di una dittatura è, infatti, scogliere le rappresentanze. Ora siamo senza dubbio in un momento di crisi delle rappresentanze: ma sarebbe gravissimo, come si usa dire, “buttare via il bambino con l’acqua sporca”, anche se di acqua sporca ce n’è tanta. E il giorno in cui nascessero i “cobas delle associazioni” sarebbe un giorno triste, perché direbbe molto di quali limiti avrebbe la rappresentanza imprenditoriale. Invece una rappresentanza va innanzitutto misurata oggettivamente, con i numeri: questo ne aumenta la forza e indebolisce le oligarchie. E le oligarchie sono potentissime, anche da noi. La rappresentanza però deve avere una leadership reale: un leader che non rappresenta i suoi, non è un vero leader. Siete sicuri che non succeda anche a voi? Tanto per fare un esempio: io non credo che Impresecheresistono si possa sostituire alle associazioni tradizionali e non sarebbe giusto, ma le associazioni non possono ignorare questa reazione degli imprenditori»
 
Crisi e rappresentanza – Quella delle rappresentanze però è una questione tanto delicata quanto importante, in momenti di crisi e di cambiamento come questi: «La questione delle rappresentanze ha una funzione centrale – ha sottolineato Dario Galli, presidente della Provincia di Varese – In un mondo molto più complicato e con rischi di ribassi consistenti, proporsi con indipendenza e creatività di pensiero è assolutamente indispensabile. Il fatto che le associazioni non siano più solo degli uffici sindacali ma siano capaci di leggere e interpretare i fenomeni attuali è un elemento importante».
Un elemento che si legge negli occhi degli imprenditori, che ormai non sono più così facilmente distinguibili nelle vecchie categorie del commerciante, dell’artigiano e dell’imprenditore in senso stretto: «Guardandolo negli occhi non si riesce a distinguere più un commerciante da un artigiano da un piccolo imprenditore, in questi tempi – spiega Franco Orsi, presidente di Cna Varese Ticino Olona – Sono infatti occhi ed espressioni simili: occhi di imprenditori del saper fare che ora sono disillusi. Gente che al pensiero ha fatto seguire l’azione e pretendono dalla loro rappresentanza la stessa concretezza. Noi gliela dobbiamo».
Un ruolo sempre più richiesto dalle imprese alle associazioni , anche se poi non è facile chiarire il vero rapporto tra associazione di categoria e impresa: «Spesso nelle nostre assemblee è utile capire quanto davvero partecipano attivamente, e non si associno solo per fruire servizi – ammette Franco Colombo, presidente di Api Varese – Se tutto va bene però si tratta di un terzo degli associati. Il che significa che per riprendere il discorso e la partecipazione vera, e non il semplice servizio in questi tempi di crisi, il focus va spostato sulla capacità di resistere delle imprese: bisogna garantirla, facendo tutti noi fronte comune forte per cercare di dare risposte. Sapremo far bene le associazioni se sapremo dare alle imprese proprio queste risposte».

La rappresentanza in Camera di Commercio – Il secondo, più inaspettato punto di dibattito all’assemblea è stato invece quello sulla rappresentanza in seno alla camera di Commercio, sollevato dal direttore di Confesercenti Gianni Lucchina nella sua relazione: «Nella legge che istituisce le Camere di Commercio ci sono diverse modalità di elezione degli organi camerali – spiega Lucchina – Una, quella fino ad ora utilizzata, prevede la nomina dei consiglieri sulla base delle consistenze associative. La seconda ipotesi è l’elezione diretta dei consigli delle camere di commercio: cioè chiamare tutti gli imprenditori iscritti obbligatoriamente alla camera di Commercio ad esprimersi con il proprio voto. Mi sono confrontato con molti colleghi, alcuni di loro sostengono che questa strada significa indebolire le associazioni toglier loro un ruolo primario. Io al contrario sono convinto che così facendo rafforzeremmo l’autorevolezza delle associazioni».

La democrazia delle piccole imprese
Raffaele Cattaneo e Piero BassettiIl primo concorde con questo punto della relazione è, ovviamente, Piero Bassetti, statista tra coloro che studiarono la legge 580, quella che riformò le camere di Commercio nel 1993: «Qualche volta gli imprenditori rifiutano di riconoscere che senza le istituzioni non si va da nessuna parte. Ma anche le imprese hanno bisogno di essere rappresentate nella società civile e hanno diritto di essere rappresentate nei confronti dei poteri statali. Quando abbiamo fatto la legge 580, e io ci ho lavorato per anni, questa seconda ipotesi faceva paura. Pensavano che se le imprese avessero detto la loro, le associazioni SI sarebbero indebolite. Ma questa è una preoccupazione corporativa, e un pensiero del genere non porta da nessuna parte: non ha nessun senso che la miriade dei piccoli non conti nell’unico pezzo di Stato dove sono abilitati – perché tassati – a contare come imprese. Se noi siamo davvero il paese delle piccole e medie imprese vogliamo lo stato democratico anche per le piccole e medie imprese».

Attenzione alle regole – Un accordo sottolineato anche da Raffaele Cattaneo, e invece colto con più distinguo dal presidente della commissione statuto in regione Lombardia Giuseppe Adamoli: «Le Camere di Commercio sono istituzioni pubbliche create per determinare l’equilibrio degli interessi in gioco e devono lavorare con una logica di sistema. Non devono rappresentare le imprese, perché le imprese le rappresentano le associazioni. La Camera di Commercio fa un lavoro di coordinamento e di sussidiarietà. L’elezione diretta del consiglio può rappresentare una soluzione? E’ una soluzione che va esplorata, sapendo però che ci sono dei problemi tecnici che non vanno risolti alla bell’e meglio».  Una richiesta di attenzione, e di riflessione, avanzata anche da Giorgio Merletti, presidente di Associazione Artigiani Varese: «Sulla questione Camera di Commercio io mi permetto di essere solo parzialmente d’accordo. La Camera di Commercio è un’autonomia funzionale, non le darei compiti se non quelli che riguardano le sue funzioni. Ragionare invece sul meccanismo di elezione pensando di delegare a qualcuno il ruolo della politica è una cosa delicata che non va affrontata con facili entusiasmi».

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Pubblicato il 16 Novembre 2009
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