Basta una telefonata e la truffa è pronta
Le due società gallaratesi coinvolte nell'inchiesta carpivano i dati tramite operatori di call center oppure sfruttavano le falle nel sistema dei controlli di Telecom per farsi rimborsare 85 euro per ogni contratto. All'azienda telefonica un danno di centinaia di migliaia di euro
Bastava una telefonata agli operatori delle due società gallaratesi coinvolte nell’inchiesta Happy Phone per carpire i dati personali dei clienti e utilizzarli per i falsi contratti di migrazione da un operatore telefonico ad un altro. Avrebbero operato così alla Telcom e alla AS Consult, i cui nomi appaiono nell’inchiesta portata avanti dal sostituto procuratore di Busto Arsizio Roberto Pirro e dagli uomini della Guardia di Finanza di Legnano, per preparare contratti falsi di migrazione verso Telecom Italia, l’operatore "primario" che aveva dato in gestione il sistema a queste due società. In questa vicenda l’azienda telefonica in questione, vale a dire Telecom Italia, va specificato, è parte lesa in quanto per ogni contratto consegnato rimborsavano le società per circa 85 euro.
La As Consult si affidava ai call center per carpire i dati dagli utenti contattati telefonicamente. I dati venivano inseriti nei moduli che venivano consegnati alla società già compilati compreso il numero della carta d’identità. I moduli erano pratiche di rientro in Telecom Italia dei quali i clienti contattati in origine sarebbero stati ignari. Queste pratiche venivano poi inviate da As Consult a Telecom senza inviare gli agenti dalle persone contattate per verificare i termini di contratto, come prevede la procedura. La Telecom, in forza del contratto in essere con la società As Consult, riconosceva compensi complessivi per oltre 330 mila euro nel 2008 e di 14.365 euro nel 2009, circa 85 euro per ogni pratica.
All’incirca allo stesso modo operava la Telcom Srl che, invece, semopre secondo l’accusa, avrebbe predisposto contratti con documenti contraffatti, 702 nel 2007 e 434 nel 2008; l’obiettivo stava nell’inviare il tutto a Telecom Italia per ottenere i rimborsi. La Telcom, dicono gli inquirenti, approfittava in particolare delle limitazioni tecniche del sistema di gestione e controllo delle pratiche che richiede solo una compilazione della modulistica in ogni suo campo e che non prevede nessuna tipo di verifica dei dati nè di autenticità delle firme. Alla Telcom sono stati addebitati dalla procura compensi complessivi per 257 mila euro tra il 2007 e il 2008.
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