Centrodestra e Chiesa uniti in difesa delle radici cristiane

Sulla sentenza della Corte europea per i diritti dell'uomo si sono espressi il vescovo Stucchi, Raffaele Cattaneo e il sindaco di Busto Arsizio Gigi Farioli, entrambi del Pdl

La sentenza della corte europea per i diritti dell’uomo che ha condannato l’Italia in una causa sui crocifissi esposti nelle aule scolastiche intentata da una donna finlandese Soile Luotsi, continua a far discutere esponenti politici, religiosi e cittadini lettori di Varesenews. Dopo tanto dibattere la contrapposizione resta e si radicalizza. A dividersi la scena due diversi modi di intendere la laicità. La laicità vista dai cattolici non prescinde dalle radici giudaico-cristiane d’Europa e soprattutto dell’Italia mentre per i cattolici non osservanti e per i non credenti il laicismo comprende anche l’eliminazione di tutti i simboli religiosi dai luoghi pubblici.
 
Per monsignor Luigi Stucchi «Ci sono scelte, decisioni, proposte e perfino sentenze che vengono sostenute in nome della laicità, ma che di fatto e di diritto negano alla radice la laicità stessa – dice il vicario episcopale in riferimento alla sentenza – perché laicità corretta e positiva significa riconoscimento e rispetto per ogni identità personale e di popolo, in ordine alle scelte fondamentali della vita e alle esperienze più profonde della persona umana, tanto più quanto più tutto questo costituisce un patrimonio storicamente, geograficamente, culturalmente, socialmente, eticamente religiosamente presente e operante, comunque qualificato e motivato grazie ad una sapiente e capillare capacità educativa che ha formato mentalità e costumi di vita. Una laicità che censura o va contro tutto questo, impedendo che simboli e segni precisi di tale patrimonio, come di fatto è il Crocifisso, va contro se stessa, progetta un’operazione di per sé totalizzante, contraria perciò alla stessa ricchezza e qualità della civile convivenza».
La politica varesina si esprime attraverso due voci autorevoli del Pdl con l’assessore alle infrastrutture e membro del Pdl Raffaele Catteneo e il sindaco di Busto Arsizio Gigi Farioli. Il primo sottolinea «Sono bastate le sollecitazioni di Soile Lautsi, una madre che dal 2002 ha avviato una lunga e complessa procedura giudiziaria nel tentativo di eliminare dalle scuole il simbolo per eccellenza della nostra tradizione cristiana, per suscitare la pronta reazione della Corte europea che si è pronunciata con una perentoria sentenza che scavalca la storia del nostro Paese e dell’intera Europa. – riferisce Cattaneo che poi fa notare – il crocefisso è non solo un simbolo di altissima valenza religiosa, ma anche un formidabile simbolo culturale e ancor più civile. Come per ironia della sorte, la battaglia è stata portata avanti da una donna che, cittadina italiana ma di origine finlandese, si sente offesa sì dalla presenza del simbolo nelle aule, ma non dalla bandiera del suo Paese natale che porta come stemma una croce blu su sfondo bianco ruotata di 90 gradi».
Il primo cittadino di Busto Arsizio, che ha inserito le radici giudaico-cristiane nello statuto del Comune, ha addirittura posto la bandiera europea a mezz’asta (iniziativa finita sui giornali di tutto il mondo) in segno di lutto contro la decisione della Corte Europea che pure non è un organo facente parte dell’Unione Europea: «Con questo gesto voglio anche ricordare che la nostra città, come recita il preambolo dello Statuto, riconosce nelle radici giudaico-cristiane il fondamento storico religioso e culturale, “vero caposaldo dei valori di democrazia e libertà che sono alla base della nostra società”: mi pare dunque inaccettabile che il simbolo delle nostre radici venga svilito e mortificato in questo modo. Non è certo questa l’Europa che sognavano De Gasperi, Einaudi, Adenauer e Schuman, non è certo questa l’Europa che serve al popolo per affrontare le sfide del mondo nuovo”».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 08 Novembre 2009
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