Ecco cosa resta dell’amore
Intervista a Mimmo Locasciulli. Il cantautore pubblica “Idra” (Hobo/Parco; distribuzione Egea), con la produzione di Greg Cohen. È il suo diciassettesimo lavoro
«L’amore sì, forse salverà il mondo». Ma l’amore di Mimmo Locasciulli – di scena giovedì 12 alle 21 al Blue Note di via Borsieri a Milano (biglietto a euro 30) – non necessariamente dev’essere quello tra uomo e donna. «È l’amore per il sole, per il bello, per i propri simili», dice il cantautore che vorrebbe collaborare con Carmen Consoli. Locasciulli pubblica “Idra” (Hobo/Parco; distribuzione Egea), il suo diciassettesimo lavoro dopo “Sglobal” di tre anni fa. Lo fa con la produzione di Greg Cohen (che suona anche il contrabbasso), con Marc Ribot alle chitarre e Joey Baron alla batteria. E poi ci sono Gabriele Mirabassi al clarinetto e Stefano Di Battista al sax soprano, ma la formazione a Milano sarà del tutto diversa. Locasciulli è sereno, anche queste canzoni «le ha scritte la notte, quasi soffrendo. Mi sono guardato dentro, e alla fine è arrivato anche il dolore fisico: dopo ore chinato sui fogli la schiena si spezza».
Idra è una riflessione a voce alta o una raccolta di amarezze?
«Piuttosto un percorso guardando la gente in faccia e riscoprendo la semplicità. Mi sono posto tante domande nella speranza di trovare la risposta. Forse da questo lavoro ne uscirò migliorato, perché la ricerca non è ancora finita. Con il prossimo disco magari completerò il mio viaggio».
Tanti vizi e poche virtù per questi “italiani brava gente”?
«Il vizio peggiore è l’egoismo perché porta all’odio, al disinteresse, al razzismo. Le virtù ci sono, ma quando si parla di politica come se si fosse allo stadio, allora qualcosa non va. E’ per questo che mi piace un cantacronaca come Frankie HNR: rappresenta la società in cui vive».
Però anche Jovanotti, che definisce “cantautore moderno”. Perché non un duetto con lui?
«Sono un artista discreto e poi, solitamente, è l’interprete che chiede ad un autore. La collaborazione necessita di un rapporto particolare basato su una solida amicizia. Non è così semplice».
Nel frattempo prosegue la sua attrazione nei confronti dell’avanguardia americana…
«Me ne interesso da molti anni, almeno dall’album “Tango dietro l’angolo” del 1991. Ormai anche la sperimentazione è più presente e senza dubbio più avvicinabile di quanto accadeva negli anni Ottanta. Un artista, d’altronde, è sudore, critica, censura, lavoro, disciplina. Deve dare e ricevere. Oggi ci sono troppi cantautori ma pochissimi brani d’autore. Guardi a X Factor o Amici: in questi programmi si costruiscono idoli, ma non si tratta di arte».
Questa società la preoccupa?
«L’uomo si ciba di bugie e distoglie lo sguardo di fronte alla verità, vive in un mondo di dolore e di illusioni. Mi piace l’idea di essere un autore di nicchia, perché so che il mio pubblico mi giudica per ciò che sono ed esprimo».
Idra è stata l’isola-riparo greca di Miller e Cohen. Oggi, quale potrebbe essere la patria ideale per un artista?
«Il sentimento ed i valori, per poter arrivare alla completezza dell’amore».
Come definirebbe questo suo diciassettesimo album?
«Una specie di autoanalisi, un confronto con me stesso e con il mondo in cui vivo. Ogni brano è un capitolo della mia esistenza».
Quale pensa sia la canzone più riuscita nell’unione tra parole e musica?
«L’attesa probabilmente è l’ombelico del disco. Tutto ha bisogno di una regola. Anche Il bambino e il destino. Comunque penso che per me sia troppo presto per poter possedere le summe filosofiche dell’esistenza. Il viaggio è conoscenza ed esplorazione».
In Benvenuta scrive: “Benvenuta nel tempo sporcato dal dolore”. Questo mondo sembra farla soffrire particolarmente. Cosa ci può guarire?
«L’amore, sempre l’amore».
L’obiettivo di un artista è quello di raccontare: pensa di averlo fatto con Idra?
«Non lo so. Non so se ci sono racconti o il racconto di me stesso. Penso ci sia il racconto umano di un artista che tappa dopo tappa scrive la sua storia».
In “Lucy” dice “prendi quel che resta dell’amore”. Cosa resta, oggi, dell’amore?
«È una canzone di solidarietà, di amore per tutte le donne che sono maltrattate. Non so cosa resti dell’amore, ma spero che questa parola si accompagni al rispetto. Sempre».
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