“Ero in guerra con Cesare Battisti e non lo sapevo”

La storia di Alberto Torregiani, una delle vittime del caso Battisti, alla palazzina della cultura, il 7 novembre. Ci sarà anche Katia Anedda

Non è mai facile chiedere a una vittima del terrorismo di raccontare la sua storia, ma Alberto Torregiani, oggi a Varese per presentare un incontro di cui sarà ospite, è un interlocutore che stupisce per la pacatezza dei toni e la semplicità con la quale espone le sue convinzioni. Il padre venne assassinato 16 febbraio 1979 mentre stava aprendo il negozio di Milano assieme a lui e alla sorella. Fu finito con un colpo alla testa ma ci fu anche una sparatoria cruenta. Dalla pistola del gioielliere partì il colpo che ferì Alberto, obbligandolo per sempre a una paralisi alle gambe. I Proletari Armati per il comunismo furono i suoi carnefici, e Cesare Battisti venne condannato come mandante dell’omicidio.
 
Volevano vendicare un compagno morto durante un tentativo di rapina un mese prima, in una pizzeria, quando lo stesso Torregiani, che aveva con sé dei gioielli, reagì sparando. Alberto, trent’anni dopo, ha riassunto così la sua storia. «Ero in guerra e non lo sapevo». Dal titolo di un volume pubblicato quest’anno. «Ma io non voglio parlare solo del mio caso – spiega l’uomo, oggi su una sedia rotelle – ma certo sarebbe un gran segnale se Battisti fosse estradato in Italia. Alcuni mi dicono che è inutile, e che almeno in Brasile starà in carcere. Ma guardate che io non cerco vendetta, voglio solo che ci sia un segnale di giustizia e di correttezza. Sarebbe un passo importante e se accadesse alla gente si potrebbe dire, credeteci, nella giustizia, credeteci».
Torregiani non è animato da odio, ci tiene a farlo sapere: «Anche Battisti assicura che il suo è un errore giudiziario – racconta – se lo dimostra io sarò il primo a crederci, ma ci vogliono le prove». Il figlio del gioielliere ucciso ha una sua tesi, ad esempio, sulle Br: «Del terrorismo bisogna continuare a parlare – continua Torregiani – credo che per alcuni anni ci si è un po’ dimenticati di quella stagione, ma il seme dell’odio è tornato e si è visto con la nuove Br. Anche del mio caso si è parlato molto fino al 1983 poi sono tornato un cittadino qualunque, fino a quando il caso Battisti mi ha fatto tornare alla ribalta. Da quel giorno ho continuato a raccontare la mia storia, ma solo perché tengo ad un concetto: vorrei che ognuno si assumesse le sue responsabilità». Di Battisti, afferma che la situazione politica brasiliana renderà difficile un’estradizione; il paese va verso le elezioni, Lula lascerà al suo successore il bandolo della matassa, anche il giudice è cambiato e deve esaminare tutte le carte, «mille cavilli per non fare nulla», secondo Torregiani, tanta violenza per nulla, e troppe vittime innocenti, viene da dire a noi.
 
Sarà possibile ascoltare Alberto Torregiani sabato 7 novembre alle 21 alla palazzina della cultura. La seconda ospite sarà Katia Anedda, presidente di «Prigionieri del silenzio», associazione che si occupa dei carcerati italiani all’estero. Anche l’Anedda ha una storia incredibile da raccontare, 6 anni fa il suo compagno, Carlo Parlanti fu estradato negli Usa, perché la ex fidanzata lo accusò di rapimento, botte e violenza. «Diversi giudici italiani mi hanno detto che dalle carte risulta la sua innocenza» spiega la donna, ma il giudice americano non è stato dello stesso avviso e il suo calvario va avanti da allora. Anedda lotta da anni per la revisione del processo e racconta una storia di grande sofferenza e speranza affinché un giorno sia scoperta tutta la verità su questa vicenda.
 
Organizza «Il borgo della cultura», un’associazione nata dai commercianti della zona di Via Dandolo presieduta da Stefania Morandi e che ha l’obiettivo di creare occasioni culturali. Michele Sartoris, ex sindaco di Marzio, è invece il presidente di «Fare Varese», un’associazione che ha voluto intitolare l’incontro «Giustizia e Onestà» e che si propone di partecipare alla vita sociale con iniziative a carattere ambientale e sociale. Alla presentazione saranno presenti il sindaco Attilio Fontana che concede il patrocinio e Cesare Lorenzini presidente di Confesercenti.  

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Pubblicato il 04 Novembre 2009
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