I “No Accam” ancora all’assalto

Mentre ci sono difficoltà di ordine politico per le garanzie chieste delle banche ai Comuni soci, Rifondazione Comunista, Busto a 5 stelle e Comitato ecologico borsanese puntano il dito: "La Regione diffidò Busto per le emissioni"

Accam, questione ancora e sempre al calor bianco. Mentre i Comuni soci riflettono sul da farsi, facendosi bene i conti in tasca, dopo le ultime spiacevoli sorprese emerse in assemblea, a prendere posizione incontrando la stampa locale sono gli arcinemici giurati dell’inceneritore: Rifondazione Comunista, il meetup "grillino" in via di transizione verso la politica attiva, e il Comitato borsanese.

Per l’associazione Bustoa5stelle, nata di recente dall’esperienza del Meetup bustese Amici di Beppe Grillo, la presidente Debora Crespi ricorda che «noi abbiamo sempre sostenuto la strategia ‘zero rifiuti’». Da qui l’adesione alla pattuglia dei "no Accam", cercando alternative fino a trovarne una che convinceva nel "modello Vedelago". «Ci siamo andati con i membri del comitato, abbiamo verificato, documentato e registrato tutto, abbiamo portato qui in commissione ambiente la direttrice». Oltre all’aspetto ambientale, per il Meetup erano vantaggiose anche le soluzioni economiche. Ciononostante, a Busto tutto si è risolto in un nulla di fatto, invece nella vicinissima Dairago il sindaco, e non solo lui, cominciava ad interessarsi alla questione. Non contento, il meetup è andato anche in Provincia a Varese, mentre si discuteva il piano rifiuti: anche lì ha filmato e registrato tutto, ha potuto persino fare una domanda: «non ci hanno risposto trincerandosi dietro frasi fatte in latino».
«Siamo cittadini che hanno affrontato un problema, cercato alleati, trovato soluzioni a cui l’amministrazione comunale non ha dato ascolto» ricapitola Crespi, «anzi ci han detto che ‘Vedelago non esiste, non funziona’, che Accam non inquina, che zero rifiuti non esiste… tutto registrato durante consigli comunali e commissioni cui puntualmente assistiamo. Saremo anche semplici cittadini che nessuno ha eletto, quindi senza diritto di parola in consiglio, ma non siamo nè stupidi nè disinformati e soprattutto sappiamo di avere ragione». Loro non si arrenderanno mai, gli altri neppure. Ma gli conviene?

Passando dai seguaci di Grillo al Comitato ecologico inceneritore e ambiente di Borsano la musica non cambia. «L’assemblea di Accam a porte chiuse non è un buon segnale» riflette il portavoce Alessandro Barbaglia, «la società non è partecipata dai Comuni, e dunque da tutti noi cittadini? L’incenerimento come business a fronte di investimenti pesanti dà rese limitate: esistono alternative nella direzione dell’obiettivo ‘rifiuti zero’, a minor costo e con minore impatto, checché se ne dica. Oltretutto si libererebbero anche risorse per i Comuni». Il comitato torna poi su un documento: «il 20 febbraio 2009, ma noi l’abbiamo saputo da poco (il sindaco vi aveva comunque accennato in consiglio comunale ndr), la Regione Lombardia inviò una diffida al Comune di Busto Arsizio perchè i valori degli ossidi di azoto presso i camini di Accam superavano i limiti previsti». Fatto qualche controllo sui dati registrati dal monitoraggio, però, il Comitato dichiara di non aver trovato traccia di questi sforamenti. Ma è anche vero che la Regione usa i dati monitorati dall’Arpa nelle vicinanze, non quelli di Accam. «Cosa se ne deduce? Chi dice la verità? Nel 1994 per una simile diffida l’ex sindaco Tosi fee chiudere l’impianto. E Farioli, cosa fa? Mi sembra una domanda lecita». Allora non fece nulla, anche perchè la sera stessa in cui accennò la cosa, si aprì proprio su Accam la crisi lampo con la Lega culminata nello spettacolo delle sue pubbliche dimissioni, e delle sue ancora più pubbliche "rimissioni".

L’ombra del Piano provinciale rifiuti incombe su tutto. «La Provincia ha deciso… di non decidere» critica Barbaglia, «tanto per cambiare. Siamo passati da due bacini a cinque subambiti… a un bacino di smaltimento solo, imperniato sull’inceneritore di Borsano, che è qui da quasi quarant’anni. Se Accam è questa grande opportunità che dicono, perchè nessuno lo vuole in casa? A questo punto attendiamo con ansia che la Provincia, nella persona degli ideatori di questo piano prio di idee, venga a darcne ragione in quel di Borsano: controbatteremo con le nostre tesi e sarà la gente a decidere».

Infine, chiosa per Rifondazione il consigliere comunale Antonello Corrado. «Su Accam siamo ad un passaggio chiave. Se le banche che chiedono ulteriori garanzie ai Comuni soci è perchè il piano industriale della società non le convince. Riflettiamo bene su questi aspetti finanziari molto sostanziali, perchè qui ne va della credibilità di tutto un progetto di fronte a chi dovrebbe finanziarlo da un alto, e di chi dovrebbe garantirlo dall’altro».

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Pubblicato il 18 Novembre 2009
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