Il sindacato: “Le ronde sono una misura propagandistica”

Cgil, Cisl e Uil intervengono sul pacchetto sicurezza e sulla firma avvenuta il 27 ottobre scorso, del provvedimento che dà il via libera nella nostra provincia all’istituzione degli "osservatori sociali", firmato dal sindaco Fontana e da altri tredici sindaci della provincia

Cgil Cisl e Uil intervengono sul pacchetto sicurezza e contestano la firma del provvedimento che dà il via libera libera l'istituzione delle rondeCgil, Cisl e Uil  intervengono sul tema delle ronde, commentando la notizia della firma, avvenuta il 27 ottobre scorso, del provvedimento che dà il via libera nella nostra provincia all’istituzione degli osservatori sociali, conosciuti più semplicemente come le “ronde”. Il sindaco di Varese e altri tredici sindaci della provincia hanno siglato con il Prefetto di Varese, Simonetta Vaccari, l’accordo che darà vita all’iter applicativo della legge 94/2009 in tema di disposizioni in materia di sicurezza pubblica.
«Abbiamo più volte già espresso – spiegano i segretari di Cgil, Cisl e Uil – il nostro giudizio che è e rimane ancora fortemente critico sull’intero “pacchetto sicurezza” ed in particolare sull’istituzione delle ronde per diversi motivi: è una misura in gran parte propagandistica, che di fatto copre il taglio di ingenti risorse per la sicurezza. Il 28 ottobre a Roma tutti i sindacati di polizia sono scesi in piazza per protestare contro il taglio di un miliardo di euro previsto nella finanziaria nel triennio 2009-2011 e contro la conseguente riduzione di 6.000 agenti di pubblica sicurezza previsti per i prossimi cinque anni. Facendo così non si rafforza, ma si indebolisce il controllo del territorio».
I sindacati contestano la natura del provvedimenrto: «È una misura contenuta in un pacchetto con disposizioni fortemente discriminatorie contro gli immigrati, che di fatto vengono additati come il vero bersaglio delle ronde, accentuando così il clima di diffidenza, di paura e di pregiudizio nei loro confronti, tutte cose che non aiutano ad una convivenza civile e quindi inevitabilmente aumentano la percezione di insicurezza. È una misura che affida al “privato”, pur in modo regolato, un compito secondo noi esclusivo dello Stato: si apre una porta che potrebbe nel tempo condurre a conseguenze pericolose e comunque indurre ad una forma di legittimazione della cultura della “giustizia fai da te”.
Tenendo conto infine del flop di richieste di riconoscimento avanzate fino ad oggi da associazioni che si candidano in questo ruolo, auspichiamo che le forze politiche che hanno voluto questa misura ripensino al più presto questa decisione, a partire dalle forze politiche locali della nostra provincia».
 
 
 
                                                

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Pubblicato il 02 Novembre 2009
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