La Cascina Burattana alla riscossa, a suon di progetti

In mostra fino al 10 novembre prossimo nell'aula magna dell'Artistico Candiani i lavori svolti per il rilancio dell'antico immobile agricolo, fra i quali spicca una pregevole tesi di laurea in architettura

«Un’operazione culturale». È quella che mira alla rinascita della Cascina Burattana. Si tratta del più antico esempio ancora integro di abitazione rurale nel Comune di Busto Arsizio, rimasta intatta nelle linee essenziali dell’impianto dalla fine del Seicento quando sorse nella zona di Brughetto, allora minuscola comunità autonoma in una terra avara e dura da coltivare, non ancora arricchita dalle industrie ma già fitta di commerci e artigianato.
Mercoledì sera presso l’aula magna del Liceo Artistico Candiani un folto pubblico di circa un settantina di persone ha seguito la presentazione dei progetti relativi alla cascina, portati avanti, oltre che dal Liceo, dal Politecnico di Milano e dall’associazione Amici della Cascina Burattana e da due giovani diplomate dell’istituto agrario di Villa Cortese. Una mostra aperta fino al 10 novembre nell’aula magna espone i risultati di questi studi insieme ad analisi molto approfondite.

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Cascina Burattana, progetti per il recupero 4 di 17

Accanto al dirigente scolastico del liceo Candiani Andrea Monteduro il vicesindaco Giampiero Reguzzoni, a ribadire l’appoggio del Comune per una futura riqualificazione dello stabile, di sua proprietà dagli anni Novanta, e il presidente degli Amici della Burattana Matteo Di Mattei.
«Non importa quale sarà la soluzione prescelta per il futuro, importa risvegliare la sensibilità dei bustocchi per il loro patrimonio storico» sostiene Monteduro. Dal vicesindaco un grazie di cuore al liceo Artistico, alle professoresse Angeleri e Clementi che hanno coordinato i lavori dei ragazzi, alle due neolaureate del Politecnico Miriam Ferraro e Fabiana Pianezze e al prof. Gasparoli, loro relatore di tesi. Un lavoro «di altissima qualità» quello delle giovani laureate, «che potrà darci per le basi per impostare un percorso futuro». «Importante avere più realtà diverse allo stesso tavolo per fare cultura» commenta Di Mattei, «importante al di là di ogni possibile sviluppo futuro dei progetti che la Burattana resti in piedi perchè ci ricorda da dove veniamo, le nostre tradizioni e la nostra storia. La volontà è di rimetterla a posto perchè possa essere fruita dai cittadini». Già lo è dalle cinque persone che ancora la abitano, “isola” di vita agricola in un contesto fra i più urbanizzati d’Italia e d’Europa. E proprio vocato all’agricoltura biodinamica e all’allevamento ovino (capre) è il progetto steso dalle due diplomate in agraria Chiara Carciofi e Chiara Iametti, una borsanese e un’olgiatese, per consentire un futuro produttivo anche allo spazio di verde agricolo annesso all’antica struttura, oggi in preda al degrado. Proprio rispondere a questo degrado è la prima sfida del progetto di recupero curato da Ferraro e Pianezze, vocato comunque alla qualità e al rispetto dei valori storici e degli stili costruttivi di quella che è entrata a far parte delle "cento cascine da salvare" in vista di Expo 2015.
Per saperne di più si può visitare il sito www.cascinaburattana.it .

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Pubblicato il 05 Novembre 2009
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