La truffa dei falsi titoli olandesi
Certificati fantasma comprati di nascosto a Malaga e promessi a un imprenditore varesino. Particolari allarmanti, nell’inchiesta della Gdf
Erano stati acquistati a Malaga in Spagna, da un misterioso sudamericano, i titoli falsi usati per truffare un imprenditore e scoperti grazie alla denuncia di una filiale bancaria varesina. Il giro dei 130 certificati falsi, è stato ricostruito dalla Guardia di finanza di Varese e registra particolari allarmanti ai danni dell’economia reale. L’inchiesta ha portato all’arresto di tre persone.
Sono accusati di associazione per delinquere, truffa, riciclaggio. Nel 2006, si fecero dare 500mila euro da un imprenditore ambizioso della provincia di Varese (che in questa storia è parte lesa) per un progetto immobiliare nei dintorni di Roma. L’imprenditore si rivolse a una banca locale ma il funzionario, chissà perché, gli indicò di rivolgersi al broker.
Il raggiro, secondo gli inquirenti, riuscì. L’imprenditore scucì la somma promessa, ma una volta arrivato in filiale con i suoi “benefattori”, il direttore della Deutsche bank si insospettì e prese tempo. L’affare svanì ma l’imprenditore, forse spaventato, non fece denuncia. L’inchiesta, condotta dal pm Tiziano Masini, è infatta nata dalla denuncia della banca e ha portato agli arresti di ieri.
L’ordinanza di arresto emessa dal gip è netta: i titoli erano falsi, ed erano intestati alla banca olandese Ing, ignara di tutto. Ma il particolare inquietante è che i numeri di serie del documento cartaceo erano reali, cioè esistono davvero nel “caveau” virtuale della banca. Solo due particolari erano errati: il nome della capitale olandese era scritto con una consonante sbagliata: “Amsterdan” invece di “Amsterdam”. E nella grafica del titolo cartaceo il simbolo del leone arancione era fuori asse rispetto alla scritta.
Risultato finale: la guardia di finanza ha sequestrato 130 titoli, del valore di 1 milione l’uno. Ne ha trovati 65 a Lugano (grazie a una rogatoria), a casa di un prestanome (ogni volta che ce n’era bisogno, li andavano a prendere), 40 a Ravenna, 30 a Moltrasio (Como). Fiancheggiatori del gruppo agivano in varie parti d’Italia: sono infatti 6 gli indagati a piede libero, e hanno per buona parte collaborato.
Gli inquirenti hanno rilevato anche altri episodi ai danni di imprenditori, soprattutto nel comasco. In una perquisizione sono stati trovati anche documenti intestati a una società del Lussemburgo.
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