Polo TexSport: prove tecniche di distretto industriale

Regione, Comune, Centrocot, Univa e tre imprese locali fanno squadra per lanciare un progetto di ampio respiro. Obiettivo: rilanciare il tessile nel segno della tecnologia. Crisi, La Russa: "la caduta è finita"

Un distretto industriale dei tessuti per sport e tempo libero "studiato a tavolino". Progettato, favorito, sostenuto dalle istituzioni creando condizioni favorevoli e strutture di supporto adeguate. È questo l’obiettivo ambizioso che si pone il progetto del Polo TexSport, lanciato oggi, martedì 24 novembre, nel corso di un convegno ai Molini Marzoli che ha visto, tra gli altri, la partecipazione dell’assessore regionale all’industria Romano La Russa, venuto a portare la "benedizione" (anche finanziaria) del Pirellone. Infatti la Regione contribuisce con 526.000 euro oltre ai 962.000 stanziati da enti e soccietà partecipanti al progetto. Questo è stato predisposto dal Comune di Busto Arsizio nell’ambito delle politiche di sostegno al tessuto industriale del territorio, con la piena collaborazione dell’Unione degli Industriali della provincia di Varese (Univa) e del Centro Tessile Cotoniero e Abbigliamento (Centrocot). Oltre che di tre imprese, ben decise a cogliere la palla al balzo: LCT, Linea Dori, MCS.
Il progetto è candidato nel bando titolato “Presentazione di proposte finalizzate alla realizzazione di programmi di sviluppo della competitività” (D.D.G. 6914/2008)” della Regione Lombardia, e prevede l’uso di materiali innovativi ad alte prestazioni, con tutta la fase di ricerca e testing affidata a Centrocot che per l’occasione, grazie all’impegno del Comune di Busto Arsizio, costruirà un nuovo laboratorio ad hoc.

Entusiasta il sindaco Gigi Farioli, tanto più visti i trascorsi familiari nell’imprenditoria del settore. Un grazie particolare l’ha rivolto a Piero Sandroni, schivo "regista" delle iniziative pubbliche del tessile locale, senza il quale forse il progetto non sarebbe nemmeno partito. «Ci ostiniamo a parlare di tessile anche quando qualcuno dice che è un settore vecchio, e che il futuro è la moda», ma guai a separare i due ambiti. La vicenda dei "contadini del tessile", citati dal sindaco, qualche segno l’ha lasciato. Anche il convegno di Univa e Sistema Moda Italia è stato ricordato da Farioli, con l’impegno del ministro Urso a far valere a Bruxelles le ragioni del settore, in testa la lotta per l’etichettatura del made in Italy. Che già faticava a decollare: ma anche ora che la commissaria alla concorrenza Ashton è stata nominata "Mrs. Pesc", ossia di fatto "ministro degli esteri" dell’Unione Europea, da Bruxelles arrivano cattivi segnali. Che La Russa attribuirà all’ostilità dietro le quinte di alcuni fra i massimi partner europei, per i vasti interessi che questi avrebbero in Estremo oriente.

A dare la misura della realtà del tessile varesino è stata per l’ufficio studi di Univa Paola Margnini. Tre anni or sono la Lombardia contava da sola il 38% degli addetti del tessile e il 17% di quelli dell’abbigliamento; la provincia di Varese, allora con 21.600 addetti e 2300 unità locali, era e rimane la terza provincia italiana dopo Prato e Milano per occupazione; la dodicesima, però, per esportazione.
I dati del 2008 ci dicono che il 18% delle aziende manifatturiere, il 16% della manodopera e il 9% dell’export provinciale si concentravano nel tessile. Intanto i numeri erano già impietosi: un -12% di esportazioni nel 2008 rispetto al 2007. Quanto alle destinazioni estere dell’export tessile varesino, prevaleva la Francia con il 17% del totale, in un quadro equilibrato che comprendeva nazioni sviluppate e meno, comunitarie e non; notevolissimo e in controtendenza l’incremento (+81%!) dell’export in Russia, che pure partiva da un livello sì basso, ma già non trascurabile.
Il quadro offerto da Margnini è quello di un settore provinciale con una specializzazione locale "a monte" della filiera: maglieria, finissaggi di qualità, confezione; mentre quando ci si “avvicina” al mercato diretto i prodotti devono passare attraverso catene distributive e livelli superiori. Già quattro anni or sono Univa con lo studio Grow Up cercò gli elementi distintivi del tessile locale. «Una gamma vastissima, competenze raffinate da mettere però in contatto con altre parti della filiera». Su tutto, il tessile tecnico che dialoga con nanotecnologie, sensori, elettronica, microbiologia. Un tessile in media di piccola dimensione, cui serve fare rete e trovare la capacità di cogliere flussi e necessità del mercato senza mediazioni.

Per Centrocot era il direttore Grazia Cerini a rilanciare la convinzione che «lavorare per sviluppare un polo distrettuale tessile per sport e tempo libero, per un distretto supportato da un centro di ricerca e prova, è possibile». Centrocot ha centinaia di prove su materiali innovativi al suo attivo e altrettante in programma, si dedica alla formazione e vanta oltre 2000 clienti; partecipa a TexSport con 200.000 euro (Univa per 110.000, le tre imprese per 362.000 euro, il Comune con 300.000). Il progetto dovrà definire le necessità della clientela finale, valorizzare competenze e tecnologie della filiera, misurare le caratteristiche tecniche e funzionali dei prodotti sviluppati e verificarne le prestazioni sul campo (sport e tempo libero, appunto).

Infine, interverrà Romano La Russa ricordando di aver insistito con i funzionari del Pirellone perchè si desse credito (e contributo) al progetto. Se il locale si muove per fare squadra, oggi con tre aziende, domani chissà (il progetto nasce aperto, visti gli obiettivi) l’obiettivo resta Bruxelles, dove si fanno le regole che contano, soprattutto per le etichettature. Ma l’Europa «fa molta fatica a nascere e crescere» e la strada «sarà faticosa anche in futuro». Sulla crisi, la parola d’ordine è una sola: «la caduta è finita». Abbiamo toccato il fondo e «pur ammaccati, con qualche osso rotto, siamo pronti a intraprendere la risalita». La Regione ci ha messo del suo, già un anno fa con un piano anticrisi: «Interventi per 4 miliardi di euro». Più i molti bandi messi in campo. le iniziative dote lavoro e dote formazione per venire incontro ai problemi di disoccupazione. La Russa spezza anche una lancia verso le banche: da un lato esigono e pretendono, dall’altro però «se non fossero state così "antiquate" e "ottocentesche" come le accusiamo d’essere forse non avrebbero avuto la forza di resistere, a differenza che in molte altre parti del mondo».

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Pubblicato il 24 Novembre 2009
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