“Quest’Europa senz’anima, ci appiattirà”

Dura condanna della Provincia della sentenza contro il crocifisso: Galli e Bottini attaccano l'Europa. Critico anche il dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale Merletti

Claudio Merletti, dirigente USP, Gianfranco Bottini, vicepresidente Provincia di Varese«Non abbiamo bisogno di quest’Europa, sanzionatoria, senz’anima, a tratti codarda, come nel caso degli immigrati» Non ha usato mezze parole, il vicepresidente della Provincia Gianfranco Bottini nel condannare la sentenza della Corte europea dei Diritti dell’Uomo sul crocifisso nelle scuole: « Al di là dell’aspetto confessionale su cui non entro – ha chiarito Bottini – voglio richiamare il valore culturale di questo simbolo, da sempre presente nell’arte, nella letteratura ma anche nelle evoluzioni sociali, istituzionali del nostro popolo. Fa parte delle nostre radici e non si può cancellare tutto con una sentenza. Non è possibile assecondare l’esigenza di ogni persona, altrimenti potremmo mettere in discussione tutto. Occorre approfondire le ragioni di un’offesa e bilanciarne il peso complessivo».

Gianfranco Bottini lega la simbologia del crocifisso, appeso nei luoghi deputati a formare la cultura di un popolo, al rispetto per una nazione: « Se accettassimo questa sentenza, correremmo il rischio che qualsiasi simbolo della nostra tradizione possa essere annullato. E la deriva è quella dell’appiattimento, una deriva a cui quest’Europa deprimente e debole ci vuole portare».

Una posizione, quella di Bottini, condivisa dall’intera giunta provinciale che, anzi, vede nel Presidente Dario Galli un difensore ancora più strenuo: " Temo che questo del crocifisso sia solo il primo capitolo di un triste racconto, che porterà all’annientamento dei nostri valori a vantaggio di nuove culture, in primis quella islamica, talmente antitetiche alle nostre. Togliere il crocifisso non significa rispettare chi ha altri credo religiosi, ma semplicemente alzare bandiera bianca sui nostri valori e spalancare le porte a chiunque li voglia cambiare. Faccio veramente fatica a capire come si possono fare battaglie di principio per rispettare velleitarie necessità altrui (togliere il crocifisso, eliminare le feste di Natale) e contestualmente accettare invece, senza battere ciglio, la manifestazione di simboli e regole che non ci appartengono (velo islamico, burqa, poligamia, legge coranica). Se non nella manifesta volontà di un ristretto gruppo di burocrati, spesso trombati politici nei paesi di provenienza, di porsi la consegna di un crocifisso al dirigente Merletti da parte del vicepresidente Bottinisupinamente davanti a coloro che immaginano diventeranno i loro futuri padroni».

A suggello della battaglia in difesa di valori e simboli, il vicepresidente Bottini ha donato al dirigente dell’Ufficio scolastico regionale Claudio Merletti un crocifisso in argento: «Condivido la necessità e lo spirito complessivo di questa posizione – ha dichiarato Merletti – la sentenza dell’Europa ha una valenza astratta che non fa i conti con una scuola che opera in contesti sociali senza riconoscere ciò che è francamente non sradicabile».

Il crocifisso è considerato, nelle aule, alla stregua di banchi e sedie: con un regolamento ministeriale se ne prevede la presenza insieme ad altri simboli dello Stato come la fotografia del Presidente della Repubblica e la bandiera italiana nell’ufficio di presidenza. La diffusione di questi "arredi", però, è a macchia di leopardo: nel ciclo primario è più diffusa, in quello secondario decisamente meno: « Non abbiamo una fotografia della situazione – ha spiegato Merletti – il Ministro ne ha ribadito l’obbligo. Certo, deve essere una scelta vissuta in pace: non si può imporre che venga tolto, ma può capitare che nelle classi manchi».

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Pubblicato il 05 Novembre 2009
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