«Sull’acqua si continua a far l’interesse di pochi sulla pelle dei più»

L'opinione del senatore del Pd in merito al decreto Ronchi in approvazione alla Camera, sulla privatizzazione dell'acqua

In questo concitato passaggio della fase politica è ragionevole affermare che l’Esecutivo nel suo complesso stia barattando sempre più apertamente il pessimismo della volontà con l’ottimismo della ragione. Chiunque sia avvezzo alla politica sa bene che non è sufficiente accontentarsi del bicchiere mezzo pieno: perché poi l’acqua evapora, e bisogna saperla rimboccare con nuove iniezioni di fiducia (da non confondersi con l’insistita pratica del voto di fiducia, anche qui confermata).

Eccoci dunque al tema: quello del decreto Ronchi in approvazione alla Camera, che comprende la privatizzazione delle risorse idriche. Siamo reduci dell’importante incontro tenutosi alla FAO, e non è un mistero che, coi mutamenti climatici e la tropicalizzazione del Mediterraneo, si parlerà sempre più spesso di «barile d’acqua» assieme a quello di petrolio. Il Governo cerca con sempre maggiore affanno di sdoganare l’immagine di una gioiosa macchina da guerra capace di tutto affrontare, riformare e risolvere. Ma le crepe appaiono evidenti, e neanche il più sprovveduto telespettatore riesce a prendere per buone le dichiarazioni d’intenti sulle magnifiche sorti e progressive, rilasciate per lo più da radicali e pseudo-rivoluzionari riconvertiti in cortigiani.

Anche sull’acqua si continua a far l’interesse di pochi sulla pelle dei più: liberalizzazioni e privatizzazioni, agitate come la panacea di tutti i mali, non sono buone o cattive di per sé; occorre valutare quando e come adottarle. Cedere porzioni al privato di un bene tradizionalmente, e prim’ancora "culturalmente" sentito come pubblico dai cittadini – fuori dalla retorica di retroguardia o, peggio, veterocomunista per cui il privato è il diavolo e il pubblico l’acquasanta – significa perdere terreno in quel delicato meccanismo che regola il rapporto e il reciproco rispetto fra il cittadino-utente e lo Stato.

Poco, purtroppo, ha potuto fare il PD, con un emendamento che sa, per rimanere in tema, di diga di cartone. Le perplessità manifestate sul provvedimento sia da parlamentari di area finiana, sia dalla Lega, hanno comunque un valore politico: per i primi si tratta di svincolarsi dall’omologazione paralizzante interna al PDL, per la Lega, invece, l’ennesimo colpo sparato a salve sulla scacchiera della battaglia navale, sintomo dell’acquietarsi in una prospettiva cerchiobottista fatta di dichiarazioni populiste e fumose rivolte a coprire lo smacco di un federalismo tanto più sbandierato quanto ognora disatteso.
Non era forse quello delle risorse idriche un tema da affrontare attraverso la responsabilizzazione delle Regioni, e dunque in ottica squisitamente federalista? È evidente che le armi della Lega sono spuntate di fronte al triste gioco di prestigio che vuole una volta di più "confondere le acque" e far passare il bicchiere mezzo vuoto per mezzo pieno.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Novembre 2009
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