Varese, il suo futuro è nella bellezza

E' una curiosa conclusione quella emersa dall'incontro che ha fatto il punto dei primi dieci anni di Varesefocus, il mensile dell'Unione Industriali. A lanciare la provocazione Marco Magnifico, direttore del Fai

Più efficiente, più veloce, ma soprattutto più bella. E’ così che chi guarda “da fuori” la provincia di Varese spera che diventi nel futuro. Una speranza nata da un convegno che ha fatto invece il punto degli ultimi dieci anni: quelli che sono trascorsi da quando è nato Varesefocus, il mensile dell’Unione Industriali della provincia di Varese. Un mensile che, nato come houseorgan dell’Unione, è diventato sempre di più una rivista al servizio del territorio, «Passando da un tiratura di 3000 copie iniziali alle 15 mila attuali» ha precisato Michele Graglia, presidente di Univa, che nella serata ha avuto l’insolito ruolo di “conduttore”: pronto a fare il punto degli ultimi dieci anni per delineare lo scenario dei prossimi dieci.

«Dieci anni fa eravamo in tutti i sensi alla fine del secolo – spiega Enzo Rullani, docente di Economia della Conoscenza presso la Venice International University –  le aziende internazionali erano ancora troppo rigide, allora. Poi il tempo è passato, le grandi aziende sono diventate più flessibili, hanno scoperto la globalizzazione. E ora siamo davanti a questo nuovo ciclo che prevede un nuovo modo di affrontare il futuro». Un cambiamento, secondo Rullani, «Che è strategico, più che tecnologico. Ora le imprese sono abituate ad un modello di business che non rende più: per stare nel nuovo trend è invece necessario fare rete, capitalizzare conoscenze e relazioni».

Una rete che non è solo di conoscenze, ma è anche concreta, fatta di infrastrutture che le supportano:  «La nuova articolazione dell’industria di oggi descritta da Rullani ha bisogno anche di una articolazione delle infrastrutture: una cosa che sembra che stia per succedere, dopo 100 anni di stop – mette in guardia Anna Gervasoni direttrice del centro di ricerca sui trasporti e le infrastrutture dell’università Liuc – Succede con opere come la Pedemontana, che sta finalmente diventando realtà. Questa opera, però, non è né unica né esaustiva: per esempio si può cominciare a pensare ai quasi 500 mila movimenti al giorno verso Como e Lecco e ad una strada che li soddisfi. C’è Alptransit e i corridoi europei che passano all’altezza di Malpensa, per la quale a questo punto è necessario un igliorem progetto di accessibilità. E poi ci vuole la terza pista per quell’aeroporto, perchè esca da quella dimensione “nè carne né pesce” in cui si trova».

Ma l’ostacolo a questo sviluppo, ad un futuro più alto per questa provincia, non sono tanto le infrastrutture che mancano o il lento adeguamento delle imprese al futuro della manifattura, quanto un elemento inaspettato: «Il buon Dio ha fatto la provincia di Varese in un giorno di buon umore: la bellezza di questo posto è notevole – sottolinea Marco Magnifico, direttore del Fai, che ricorda come quando gli è possibile ritorni a Brunello, dove ha una casa – Il problema però è  che la grande imprenditoria lombarda e varesina ha creato delle magnifiche fabbriche, che ora sono oggetto di visita come un museo. Ha creato anche lo straordinario ponte in ferro di Malnate. Ma in pochissimi anni ha fatto anche diventare orribile quel posto incantevole che stava sotto Gavirate, come ha fatto diventare orribile il meraviglioso tratto tra Besozzo e Gemonio: un capannone dietro l’altro, pure brutti, senza ordine né rispetto. Luoghi rovinati per sempre, e che potrebbero non essere gli ultimi se le persone che vi abitano non si oppongono».

Il motivo? per Magnifico è che i varesini considerano il bello un lusso, piuttosto che una necessità di base per vivere: «Ma è possibile che il sacro monte di Varese sia sconosciuto ai lombardi? E’ una cosa che grida vendetta al cielo, perché è un luogo molto più bello di altri più famosi. Secondo me questo succede per una cattiva interpretazione del patrimonio storico artistico, che qui viene calcolato sempre come una ciliegina sulla torta e non come una opportunità economica sostanziale».

Una opinione inaspettatamente condivisa da Michele Graglia, che pur "tartassato" da Magnifico in quanto industriale, ha parlato "da varesino" per indirizzare «Un augurio e una preghiera alle istituzioni: perchè fino ad ora ho visto poca sinergia -ha stigmatizzato Graglia – Non c’è stata fino ad ora, per preservare e promuovere il territorio, la capacità di mettersi intorno al tavolo e fare analisi. Vorrei tanto che fosse possibile».

Chissà se tante foto belle possono sensibilizzare chi dovrà rendere questo possibile: mentre i relatori parlavano, gli schermi proiettavano infatti le foto del libro che festeggia il decennale di Varesefocus, presentato nella stessa serata e quelle del concorso lanciato dalla rivista, a cui hanno partecipato quasi ottanta fotografi per passione:  centinaia di foto di angoli meravigliosi da vedere e difficili da riconoscere, che meriterebbero invece di essere ricordati a memoria.

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Pubblicato il 23 Novembre 2009
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