“Votate con il portafoglio e decidete voi cos’è l’economia”
Al Teatro Apollonio due docenti di economia a confronto per i dieci anni di Banca Etica. Gioacchino Garofoli, professore di economia regionale all’università dell'Insubria e di Pavia, e Leonardo Becchetti, presidente del comitato etico di Banca Etica e professore di Economia all’università di Roma “Tor Vergata
Due docenti di economia a confronto per i dieci anni di Banca Etica. Gioacchino Garofoli, professore di Economia regionale all’università dell’Insubria e di Pavia, e Leonardo Becchetti (nella foto a destra) , presidente del comitato etico di Banca Etica e professore di Economia all’università di Roma “Tor Vergata”, hanno spiegato l’evoluzione del credito in Italia, ripercorrendone le tappe principali dalla nascita delle casse di risparmio fino alle grandi fusioni, passando per la recente crisi finanziaria.
«Varese è un caso ideale – ha esordito Garofoli – sia per la sua lunga storia di banche locali sia per la presenza delle banche filtro di frontiera».
L’Italia, prima delle nascita dei grandi gruppi bancari, era costellata da una miriade di banche territoriali (Banche cooperative, banche popolari, casse di risparmio) che finanziavano l’economia reale e dove il rapporto con il cliente si basava sulla conoscenza personale, sulla fiducia. Insomma, il piccolo era la dimensione ideale per produrre, per risparmiare e finanziare. Dimensione messa in discussione dalla nascita dei big che hanno stravolto questo rapporto.
«C’è uno stretto rapporto tra le risorse finanziarie e lo sviluppo del territorio – ha spiegato Garofoli – soprattutto perché un tempo i portatori di interesse gestivano direttamente gli istituti di credito. Oggi le grandi banche stanno facendo marcia indietro e oggi parlano di territorio. Unicredit, ad esempio, ha parlato di sviluppo locale, lo stesso fa oggi Intesa San Paolo. È rinata l’attenzione agli obiettivi della comunità locale».
«Varese è un caso ideale – ha esordito Garofoli – sia per la sua lunga storia di banche locali sia per la presenza delle banche filtro di frontiera».
L’Italia, prima delle nascita dei grandi gruppi bancari, era costellata da una miriade di banche territoriali (Banche cooperative, banche popolari, casse di risparmio) che finanziavano l’economia reale e dove il rapporto con il cliente si basava sulla conoscenza personale, sulla fiducia. Insomma, il piccolo era la dimensione ideale per produrre, per risparmiare e finanziare. Dimensione messa in discussione dalla nascita dei big che hanno stravolto questo rapporto.
«C’è uno stretto rapporto tra le risorse finanziarie e lo sviluppo del territorio – ha spiegato Garofoli – soprattutto perché un tempo i portatori di interesse gestivano direttamente gli istituti di credito. Oggi le grandi banche stanno facendo marcia indietro e oggi parlano di territorio. Unicredit, ad esempio, ha parlato di sviluppo locale, lo stesso fa oggi Intesa San Paolo. È rinata l’attenzione agli obiettivi della comunità locale».
Sul tema del management del circuito finanziario, Garofoli è stato tranciante: «C’è un problema di etica della classe dirigente che è anche classe dirigente del Paese. E’ un punto chiave del problema. Banca Etica ci propone un modello diverso perché oltre ad essere un attore finanziario è soprattutto un promotore culturale importante, perché quando agisce si domanda qual è l’interesse collettivo».
Con la globalizzazione gli steccati sono crollati e il globale entra nel locale in due modi: con una competizione esasperata sul costo del lavoro (più basso nei paesi poveri) e con le crisi finanziarie. «Banca Etica ha uno sguardo diverso e dà una risposta alle domande di urgenza e universalità poste da questo processo – ha detto Becchetti – . Non c ‘è protezionismo che ci possa salvare. L’unica risposta è il miglioramento delle condizioni di vita nei paesi poveri».
Becchetti ha analizzato i meccanismi di governance delle banche e l’enorme asimmetria informativa che le ha caratterizzate in questi ultimi 20 anni. «Una banca che massimizza il profitto, non fa credito ma trading. Per Banca Etica, invece, la grande posta in gioco è la qualità della vita delle persone. È l’alleanza tra i nuovi pionieri del credito e i cittadini responsabili. Se votiamo con il portafoglio abbiamo un potere enorme perché decidiamo noi cos’è l’economia».
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Il prossimo incontro per i dieci anni di Banca Etica è per martedì 10 novembre, alle Acli di Gallarate, si parlerà di “Etica nelle banche e in vari settori importanti della nostra vita” con Andrea Di Stefano, direttore di “Valori”, mensile di economia e finanza etica, e Giorgio Cingolani, membro del comitato etico di Banca Etica.
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